Accadeva spesso che, dopo averle uccise, passava delle giornata intere in compagnia dei corpi. Lòpez offriva alle salme del tè, conversava con loro e poi, quando la cosa lo stancava, le seppelliva insieme, in gruppi di 3 o 4.

In Perù uccise più di cento donne di origine Indios. Un giorno però venne colto in flagranza di reato dalla tribù degli Ayacuchos mentre cercava di violentare una bambina di 9 anni. Gli indigeni lo catturarono con l’intento di punirlo a morte ma una missionaria americana li convinse  che quella sarebbe stata una punizione irreligiosa e che, quindi, la cosa giusta da fare sarebbe stata consegnarlo alla polizia locale. Gli agenti del posto tuttavia non diedero molto peso alle accuse mosse dalla tribù e così, in men che non si dica, Pedro Lòpez tornò in libertà. Nell’indifferenza generale quest’assassino seriale riuscì ad uccidere altre 100 donne in Colombia e 110 in Ecuador, spostandosi impunito da una regione all’altra senza problemi. Questo fece di Pedro Alonso López uno dei killer più prolifici del sud America, a cui si attribuiscono anche molte sparizioni del tempo avvenute al mercato nero delle prostitute (di cui venne fortemente sospettato).

La cattura di López avvenne però in Ecuador, solo a seguito di un tentativo fallito di rapimento e stupro ai danni di una bambina di 10 anni. La madre di quest’ultima aveva notato il killer mentre si allontanava con la figlia in una zona poco trafficata del mercato. Quando le intenzioni dell’uomo furono chiare alla signora questa iniziò ad urlare attirando l’attenzione dei presenti sul posto che, dopo averlo fermato, bloccarono Pedro fino all’arrivo delle forze dell’ordine.

In carcere si rifiutò di rispondere alle domande degli investigatori ma, in seguito, grazie all’intervento di un padre missionario, Pedro Alonso López confessò tutto: la sua storia, il modo in cui sceglieva le sue vittime e persino il numero di uccisioni commesse fino a quel momento. Oltre 100 omicidi in Perù,  100 in Colombia e più di 110 in Ecuador per la precisione. Cifre e numeri impressionanti che, in un primo momento, non convinsero la polizia. Erano tutti un po’ scettici così Pedro, vista la diffidenza nei suoi confronti, per avallare le sue dichiarazioni decise di condurre gli agenti in alcuni dei luoghi dove aveva seppellito alcune delle sue vittime. Nel giro di pochissimo tempo vennero rinvenuti i resti di 53 corpi che, aggiunti agli altri 4 di cui era sospettato e ai 3 commessi in carcere, di fatto confermavano già 60 dei delitti confessati. Alla fine, dunque, tutti finirono col credere alla sua testimonianza.

Nel 1980 si svolse il processo e Pedro Alonso López venne condannato con il massimo della pena. In Ecuador tuttavia non esiste la pena di morte e la pena massima prevista dall’ordinamento giudiziario è di soli 20 anni. Nel 1999 dunque López tornò a piede libero (per buona condotta uscì dal carcere pure un anno prima del previsto). Venne rilasciato in gran segreto al confine della Colombia. L’intento era quello di farlo arrivare alle mani della giustizia colombiana per essere poi processato e condannato anche per i crimini commessi nella regione. López però riuscì a rifugiarsi nel territorio ecuadoregno. Una volta scoperto e rispedito al confine, questo riuscì a farla franca un’altra volta. Da quel momento di Pedro Alonso López, uno dei serial killer più crudeli e spietati della storia, non si avranno più notizie.

 

Federica Petrucci

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