La lunga lista conta tutte vittime della lussuria malata del mostro di Rostov , del suo bisogno di dolore e morte intrisi di sangue e terrore. Tutte mutilate, stuprate, mangiate. Alle femmine asporterà i seni a colpi secchi di coltello, distruggerà o asporterà l’utero, taglierà via di netto i sessi, si accanirà sull’addome. Alle vittime maschili taglia via il pene, lo scroto a colpi di coltello e l’ano stesso. Molte di loro erano ancora vive e coscienti mentre Andrei Chikatilo mutilava parti del loro corpo mangiandole davanti a loro.
L’escalation non ha precedenti: la polizia arriva a ritrovare un cadavere al giorno.
L’assassino lascerà il suo lavoro da insegnante, scegliendone uno come commesso viaggiatore in quanto gli concedeva di allargare il suo raggio d’azione dati i molti incontri che avrebbe certamente avuto nei suoi viaggi.
A ruota libera: nell’estate del 1983 una sedicenne dell’Armenia, una ragazzina russa di 13 anni seguita da una 24enne senza fissa dimora; un ragazzo di 18 anni e una prostituta di 19 anni e di nuovo ancora uno studente di appena 14 anni. Ancora, un anno più tardi, si aggiungono alla lista delle vittime una ragazza di 18 anni e un alcolizzato dato per disperso, ritrovato con il labbro superiore e il naso strappati via a morsi.
Due mesi più tardi venne rinvenuto un ragazzino di 14 anni, ucciso secondo il suo modus operandi il cui corpo riportava 54 pugnalate. Il corpo del ragazzino si trovava nei pressi di casa Chikatilo.
Nessuno lo può più fermare: nel maggio del 1984, la signora Tanya Petrosan e la figlia undicenne Sveta si trovano ad un picnic al quale partecipava anche Chikatilo. La piccola si allontana un po’ e la madre invita Andrei ad avere un rapporto sessuale. Tenterà, il Chikatilo, di approfittare della disponibilità della donna cercando soddisfazione sessuale ma, quando Tanya comprenderà l’impotenza dell’uomo, commetterà l’imperdonabile errore di prenderlo in giro, ridendo di lui e della sua mancata erezione. Fu l’ultima cosa che fece la signora Petrosan prima che Andrei Chikatilo le conficcasse nel cranio un coltello da cucina.
Sveta tornò nel punto in cui aveva lasciato la madre con quel signore e comincerà ad urlare alla vista di tutto quel sangue e del coltello ficcato in testa alla sua madre. La ritrovarono più tardi, la piccola Sveta, decapitata.
Il mostro di Rostov regalerà altri tre cadaveri privati dell’utero, dopo il duplice omicidio madre-figlia.