Due giorni più tardi, il 24 dicembre del 1978, il corpo di Lena Zakotnova verrà ripescato nel fiume Grushovka.
Lena fu la prima vittima di una lunga serie di altre, quasi tutti bambini o giovanissimi adolescenti che Chikatilo adescherà sempre nello stesso modo, la promessa di regali o ricompense. Il suo modus operandi stesso diviene la sua signature: avvicinati, sequestrati, stuprati, seviziati, torturati, mutilati, e uccisi a coltellate o per strangolamento.
Chi può sospettare di un onesto padre di famiglia, insegnante, attivo nella comunità?
Eppure qualcuno riferirà alla polizia di aver visto proprio Andrei Romanovich Chikatilo nei pressi del luogo in cui è stata vista l’ultima volta la piccola Lena e, quando la polizia che indaga di casa in casa, arriverà alla sua abitazione, a scagionare lo stesso Chikatilo ci penserà la moglie dichiarando che l’uomo nel momento della sparizione della vittima, si trovava in casa con lei.
L’assassino è libero di continuare la sua personale ricerca del piacere sessuale e sarà la volta di una diciassettenne.
Il 3 settembre 1981: Larisa Tkachenko ha marinato la scuola. Nel suo girovagare per la cittadina di Rostov incontra Chikatilo che le proporrà di continuare le loro chiacchiere passeggiando. La condurrà così in un “posticino tranquillo, una pineta poco fuori città“. Appena rimasto solo con la ragazzina, inebriato dall’odore di Larisa, la scaraventerà a terra ficcandole in gola un pugno di terriccio per non permetterle di urlare, la spoglierà e la strangolerà.
Così Andrei Chikatilo sperimenta una variante nel suo modus: scoprirà infatti che uccidere immediatamente la sua vittima non gli permette di godere appieno della lussuria data dai tormenti inflitti e, soprattutto, uccidere le sue vittime è l’atto conclusivo, prima del quale ha bisogno di altre emozioni.
Comincerà ad affinare la sua tecnica assassina, corpo dopo corpo, in un perverso studio atto a raggiungere la condizione di lussuria suprema: cercherà soprattutto di mantenerle in vita il più a lungo possibile per godere del dolore e le sevizie inflitte. Infliggerà ferite superficiali per godersi la lotta per la vita delle giovani vittime e compirà la sua personale, bestiale, metamorfosi.
Andrei Chikatilo mangerà gli organi sessuali delle sue vittime, mantenute nel frattempo in vita il più a lungo, strapperà loro i capezzoli a morsi, o le orecchie o la punta dei nasi e taglierà loro gli occhi, per la sua convinzione che debbano cristallizzare in eterno la loro stessa fine, come fosse l’ultima cosa che dovevano vedere in questa terra: il mostro di Rostov che si ciba del loro stesso corpo mentre sono ancora in vita, agonizzanti e terrorizzate.
In un vortice abietto di mutilazioni , sevizie e torture indicibili le giovani vittime si susseguono in un balletto macabro:
- nove mesi dopo il rapimento e l’assassinio di Larisa, sarà la volta di una tredicenne;
- a seguire una ragazza di 14 anni che morirà fra sangue e urla
- immediatamente dopo ucciderà un bambino di nove anni
- tre giorni più tardi toccherà ad una sedicenne
- e ancora ad un diciottenne
- e poi arriva la volta di una sedicenne…