Nell’inchiesta chiamata “Black Shadows” della polizia postale del Trentino Alto Adige, coordinata dalla Procura di Trento, che ha portato ad un blitz contro la pedofilia con l’arresto di dieci persone, ci sono espliciti riferimenti alla piccola Yara Gambirasio.
L’inchiesta ha permesso di scovare un grande giro di pedofili che, di nascosto, agivano indisturbati sul web, con diversi scambi di immagini e video e altrettanti messaggi inviati. Sul computer di uno degli uomini arrestati, un 53enne di Rimini, è stato trovato un vero e proprio dossier di almeno 40 pagine su Yara Gambirasio, con fotografie, filastrocche e preghiere blasfeme. Proprio per questo motivo attualmente la vicenda è seguita dalla difesa di Massimo Bossetti, che è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara.
L’inchiesta
L’inchiesta contro questa rete di pedofili, denominata “Black Shadow“, è nata quando un uomo di 38 anni è stato arrestato in Trentino Alto Adige per il possesso di una grande quantità di materiale digitale contenente immagini e video a sfondo pedopornografico, con minorenni di un’età compresa tra i 3 e i 12 anni. L’uomo arrestato ha spiegato alle forze dell’ordine di aver scaricato questo materiale da soggetti di cui non conosceva le generalità e che non potevano essere identificati. Per questo motivo gli investigatori informatici della Polizia si sono insospettiti e hanno deciso di indagare, arrivando ad ottenere diverse prove che hanno permesso loro di portare avanti questo blitz contro la pedofilia.
Il ruolo del web
Non è la prima volta che il web entra a far parte del processo per l’omicidio di Yara Gambirasio e nella vita del suo presunto assassino Massimo Bossetti. Un anno e mezzo fa, infatti, durante le udienze del processo contro l’imputato, gli avvocati della difesa Claudio Salvagni e Paolo Camporini hanno reso pubbliche delle mail di Claudio Vincenzetti, amministratore delegato di Hacking Team, azienda di spionaggio investigativo, che ha creato il programma “Galileo“, grazie al quale si sono ottenute diverse informazioni sulle ricerche di dubbio gusto trovate nel pc dell’imputato. Questa azienda, sempre un anno e mezzo fa, è stata hackerata e tutti i documenti riservati sono stati resi pubblici da Wikileaks, organizzazione no profit che si pone come scopo proprio quello di svelare a tutti i contenuti di alcuni documenti riservati.
Tra i vari documenti pubblicati, alcuni riguardavano proprio il processo a Massimo Bossetti e il caso della morte della piccola Yara Gambirasio. Si è parlato, in modo particolare, di questo scambio di e-mail, avvenuto nel 2014, tre giorni dopo l’arresto dell’imputato, in cui Vincenzetti autocelebra la sua azienda, che ha permesso di incastrare Bossetti, sottolineando più volte di aver ricevuto i complimenti dei Ros di Roma. L’anno seguente Wikileaks rende pubbliche tutte queste e-mail, in cui viene, inoltre, fatto riferimento ad Israele, sottolineando che in questo Stato è possibile creare DNA falsi. La difesa del carpentiere di Mapello, che ha chiesto di acquisire questi documenti, ha ottenuto un “no” come risposta. Un anno e mezzo dopo Massimo Bossetti è condannato all’ergastolo, ma il web è tornato con prepotenza all’interno di questa triste vicenda.