E ora questa legge, esattamente ciò che ci mancava , viene da pensare: sequestreranno i nostri dati personali per poterci monitorare, li conserveranno dal momento dell’immissione fino a 6 anni e pensiamo a quante informazioni immetteremmo oggi, domani, fra un mese o fra 1 anno intero e pensiamo che queste, da oggi, continueranno a venir archiviate e archiviate all’infinito.
In sostanza anche se smettessimo di usare internet e di telefonare continueremo ad essere a disposizione virtualmente dell’Agcom per altri 6 anni. Continuando invece a usare i nostri dispositivi, continueremo a posticipare il termine dei 6 anni.
Ma la ciliegina sulla torta è l’interferenza arbitraria dell’Agcom che agirà senza controllo dei magistrati e che potrà, se dovesse ritenerlo, censurare i contenuti. Non avrete accesso a tutta l’informazione o la controinformazione che avete avuto fino ad oggi.
Sarà interessante allora capire cosa riterranno giusto farci sapere.
Concludendo possiamo affermare con sicurezza quanto segue, questa legge, ciò che comporta ad ogni singolo cittadino, o alle imprese per esempio, ciò che significa essere monitorati e bloccati nella nostra libertà di informazione ha avuto il suo esordio presentandovi già cosa avverrà, perché questa stessa informazione non ha avuto la dovuta cassa di risonanza.
A trattare l’argomento sono stati , ad oggi, solo “il Fatto Quotidiano”, “il Giornale” e il “Corriere del Ticino”. E noi.
Ci dobbiamo abituare? Sembra che al cittadino italiano venga naturale abituarsi a tutto, dopo un breve periodo di proteste e commenti negativi.
Lucia Codao