Con l’approvazione di questa legge, questa documentazione inerente ogni singolo cittadino libero, deve permanere ben 6 anni ed eventualmente fornita su richiesta dell’Agcom senza l’avallo di un magistrato.
A tal proposito andrebbe affrontato l’argomento della sicurezza offerta da questi provider italiani, che secondo il parere di alcuni, non sono in grado di garantire nulla di rassicurante in tal senso. E allora pensiamo se, per esempio a seguito di una “buco” sfruttato da un hacker, dati sensibili di personaggi pubblici, di politici, o di quelle circa 5000 aziende che sfruttano per lavoro le potenzialità di internet, finissero per costituire motivo di ricatto. O peggio.
Pensiamo alle conseguenze che una legge liberticida come questa può comportare, a scapito di chiunque immetta dati in internet o si intrattenga in conversazioni di qualsivoglia natura.
Probabilmente l’unica cosa da non fare, in questi ultimi mesi italiani, è riflettere, perché riflettendo si rischia di commettere reato.
In una breve quanto infausta carrellata , riesumando questioni che il cittadino ha ormai assimilato, vanno puntati i riflettori su alcune scelte che definire discutibili significa consegnarsi all’oblio di un politically correct che, fino a d oggi, ha mietuto più vittime della peste nera, e con questa carrellata cosa ci resta fra le mani? Ecco…
Non ha alcuna importanza che a qualcuno i programmi Rai non piacciano, non conta che non si seguano mai: se non paghi il canone per quelle emittenti ti sospendono l’erogazione della corrente elettrica.
Non conta nemmeno che una moltitudine di genitori chiedessero maggior chiarezza sulle vaccinazioni imposte, o che ne invocassero le dosi monovalenti: conta solo che se non vaccini ti viene sollevata la patria podestà. Concetto poi smussato dall’avvento del “poliziotto buono” che trasforma in pena pecuniaria quella che era una minaccia tangibile.