Visualizzate questo: rinchiuso in una stanza del distretto di polizia, Norman Bates, parla con il tono isterico e acuto di sua madre. Smette di parlare e lentamente fissa lo sguardo in un punto impreciso. Sorride Norman, in un modo agghiacciante, mentre i suoi lineamenti si confondono con quelli della madre morta tempo prima il cui corpo, imbalsamato, è accomodato su una sedia a dondolo nella sua stanza, al secondo piano del Bates Motel.

Chissà quanti fra voi hanno già ricollegato Norman Bates, “Psycho“, Alfred Hitchcock, Anthony Perkins e l’autore del romanzo, Robert Bloch.

Ora visualizzate questo: lui è seduto alla macchina per cucire e sta rifinendo accuratamente un pezzo di pelle. Umana. Deve aggiungerla al modello che sta confezionando e lo vedete indossato dal manichino presente. Ha curve femminili quello strano abito cui Buffalo Bill sta cucendo pezzo dopo pezzo, la pelle umana che si procura scuoiando le sue vittime. Come sottofondo sentite le urla dell’ultima ragazza che ha sequestrato; l’ha scelta in carne e la metterà alla fame in modo da poterne conciare la pelle più agevolmente. Sentite anche il cagnolino che abbaia furiosamente? E’ Precious, il barboncino tutto bianco di Jame Gumb, il nostro Buffalo Bill. 

Buffalo Bill, il serial killer cui danno la caccia ne “Il silenzio degli innocenti“, lo sapete.

E adesso chiudiamo il sipario e visualizzate questo…

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