Perché una donna, di qualsiasi età, in qualsiasi status versi, in qualsiasi situazione socio-economica si ritrovi finisce con accettare il sopruso? La violenza, la sopraffazione, fino alla negazione della propria stessa personalità al fine di lasciar posto alla prepotenza e alla violenza di chi dicono di amare?

Oltre cento donne ogni anno , in Italia, muoiono per mano di uomini che parlano d’amore.

Si calcola che siano quasi 7 milioni le donne che, almeno una volta nella loro vita, hanno subito una qualsiasi forma di abuso.

Nel 2016 sono cadute per mano di un uomo sbagliato ben 120 donne. Nell’anno in corso, il 2017, si calcola una media di una vittima ogni 3 giorni.

In un quadro infausto di più ampio respiro i numeri non lasciano spazio all’interpretazione: negli ultimi dieci anni in Italia sono state uccise 1.740 donne, fra queste 1.251 uccise in famiglia.

In ambito familiare questi sono i dati riscontrabili:

  • anno 2014 uccise in 117
  • anno 2015 uccise in 111
  • anno 2016 uccise in 108

E’ interessante rilevare come questi dati vengano addirittura riscontrati come “confortanti” perché in calo.

Ci si interroga se sia più opportuno “educare” la donna o colpire penalmente un assassino in modo più incisivo. Ci si interroga su molte cose dinnanzi all’omicidio efferato di una moglie, una madre, un’ex fidanzata o una ragazzina di nemmeno 18 anni, come accaduto recentemente nei due casi protagonisti della cronaca nera di queste settimane.

Verosimilmente si potrebbe auspicare un’azione precisa, in sinergia fra incitare alla non accettazione da parte delle donne e, non da meno, l’infliggere pene degne di questo nome agli assassini.

Oggi, 9 ottobre 2017, come anticipato in apertura, per Antonio Canò viene richiesta una pena detentiva pari a 17 anni. Sarà interessante scoprire come, ancora una volta, la giustizia dei tribunali coinciderà con quella di coloro che piangono queste vittime.

 

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