Mare nostrum, come lo chiamavano i romani, o come la cronaca di questi mesi evidenzia ripetutamente, è solo il nostro mare, il mar Mediterraneo, che vive e domina sulle nostre coste.
Culla di antiche civiltà e teatro della storia culturale dell’occidente, già da oggi, ma nel futuro prossimo, alla fine del secolo, sarà protagonista ancora una volta di un cambiamento che lentamente si muove sotto di noi. L’azione combinata dell’aumento dei mari, circa 1,8 millimetri all’anno, dovuto ai cambiamenti climatici, con il riscaldamento delle temperature e conseguente scioglimento dei ghiacci polari, mette a rischio regioni sviluppate da bonifiche, da cui si presume che nella storia, il livello dei mari sia stato l’attore di civiltà e colonizzazioni sulle nostre coste.
Basilicata, Calabria, Sardegna, Emilia Romagna, Veneto, Friuli e Liguria, saranno le zone a rischio che prevedono gli studiosi dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (INGV).
Il 2100 – anno di riferimento degli studiosi – si prevede oltre l’erosione delle coste, un numero altissimo di specie, flora e fauna Tropicale, troveranno come habitat naturale le acque del Mare Nostrum, come gli immigrati, che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste, per trovarne un luogo più confortevole dove vivere e proliferare in ambiente diverso da quello di provenienza. Chissà, è solo una coincidenza? O questo teatro naturale non smetterà mai di stupirci con i suoi spettacoli?