(foto fonte web)

(foto fonte web)

(foto fonte web)
(foto fonte web)

L’estinzione si avvicina ogni giorno di più per i rinoceronti.

Ogni 11 ore viene ucciso un esemplare di rinoceronte e le stragi aumentano. Dal 1990 al 2007 venivano uccisi in media solo 13 esemplari ogni anno. Solo nel 2012, invece, sono stati abbattuti 668 esemplari e addirittura 593 da gennaio ad agosto del 2013.

Il motivo principale risiede nell’utilizzo del corno nella medicina tradizione asiatica, in quando una leggenda metropolitana del tutto infondata vuole che la polvere ricavata dal corno funga da afrodisiaco. Può sembrare una motivazione ridicola, che non dovrebbe giustificare l’estinzione di intere specie, ma lo diventa ancora di più se si considera che il corno è costituito da cheratina, la stessa sostanza di unghie e capelli umani.

Vari usi               

Alcune popolazioni utilizzano anche l’urina dei rinoceronti, ritenendo che una fiala appesa all’ingresso della casa protegga da malocchio, spiriti maligni e malanni. Ma almeno l’urina, procurata negli zoo, non porta a nessuna uccisione.

Le condizioni dei rinoceronti sono pessime in tutto il mondo. In Africa esistono due specie, il rinoceronte bianco (Ceratotherium simum), che si riconosce per la bocca larga e dritta, ed il rinoceronte nero (Diceros bicornis), dal labbro superiore prensile e a punta.

Nel 2011 è stata dichiarata estinta la sottospecie del rinoceronte nero occidentale (Diceros bicornis longipes), di cui l’ultimo avvistamento risale al 2006. Inutili le ricerche a tappeto effettuate negli anni successivi. La sottospecie non esiste più. A grave rischio anche le altre popolazioni del rinoceronte nero, di cui rimangono solo 5.000 esemplari.

Altre specie

Oltre a quelli africani, esistono tre rinoceronti asiatici, una delle quali è il rinoceronte indiano (Rhinoceros unicornis), di cui restano circa 2.000 esemplari. Il destino sembra già segnato per le altre due specie: il rinoceronte di Sumatra (Dicerorhinus sumatrensis), che conta meno di 100 esemplari, e quello di Giava (Rhinoceros sondaicus), con meno di 40 esemplari e di cui nel 2010 si è già estinta la sottospecie del Vietnam (Rhinoceros sondaicus annamiticus). Sono minacciati, oltre che dal bracconaggio, dalla conversione delle foreste in piantagioni di palma da olio e dalla pressione esercitata dalla popolazione umana.

Le associazioni ambientaliste e il Sud Africa stanno provando in tutti i modi a contrastare il bracconaggio. Il ministro dell’ambiente sudafricano, Edna Molewa, ha recentemente proposto di legalizzare il commercio internazionale del corno, pur di controllarlo meglio e far abbassare gli esorbitanti prezzi, magari scornando periodicamente gli esemplari. Ma la proposta, accettata da alcuni, risulta alquanto discutibile per altri, come il WWF.

Avvelenati

Nella riserva di caccia Sabi Sand Game Reserve è stata attuata un’altra misura estrema: i corni di oltre 100 rinoceronti sono stati avvelenati con un antiparassitario ed un colorante rosa. Lo scopo è quello di intossicare chi farà uso della polvere del corno e, quindi, far diminuire la domanda. Il veleno non è letale per l’uomo, ma fa star male chi lo ingerisce. Il problema è che questo metodo potrebbe non scoraggiare i bracconieri, i cui profitti superano gli scrupoli per la sofferenza umana o semplicemente perché attingerebbero da rinoceronti di altre zone.

L’apocalisse dei rinoceronti ha colpito anche il cuore dell’artista australiana Bridge Stehli, che ha scolpito un esercito di 120 rinoceronti (60 adulti e 60 piccoli) per sensibilizzare la gente. Le sculture verranno colorate da vari artisti ed esposte nelle strade di Sidney. Successivamente, verranno vendute ed il ricavato sarà devoluto alla conservazione dei rinoceronti.

Quello che dobbiamo augurarci, però, è che di questi magnifici animali, nei prossimi anni, non rimangano soltanto sculture prive di vita.

di Salvatore Riccobene