Grande svolta nel Paese: Aminata Touré nominata premier.
L’esponente del partito presidenziale Alleanza per la Repubblica (Apr) è la seconda donna a diventare primo ministro in Senegal: prima di lei, Mame Madior Boy aveva già ricoperto l’incarico tra il marzo 2001 e il novembre 2002.
Il profilo
Chi è Aminata Touré e perché è così importante la sua nomina come premier in un paese africano?
Andiamo per ordine parlando brevemente del Senegal, questo Stato dell’Africa occidentale, con capitale Dakar e facendolo così conoscere a chi non sa neppure dove si trova.
Il suo territorio si estende per circa 200.000 chilometri quadrati nell’estrema parte occidentale dell’Africa e secondo una stima del 2011 la popolazione ammonta a 12,6 milioni di abitanti.
L’economia
Dal punto di vista economico, il Senegal appare come una delle nazioni africane meno fragili, con un discreto livello di sviluppo del settore industriale (industria manifatturiera ed estrattiva) e dei servizi (nel Senegal hanno la sede numerose istituzioni finanziarie africane).
L’agricoltura, che occupa la maggior parte della popolazione attiva, è abbastanza diversificata ed efficiente anche se si osserva ancora un’eccessiva dipendenza dalla coltura dell’arachide, retaggio del passato coloniale. Il Senegal è ordinato come Repubblica democratica semipresidenziale, laica e sociale, multipartitica.
Una donna al potere
Scopriamo assieme adesso chi è Aminata Touré, questa donna nata il 12 ottobre del 1962. Figlia di un medico e di una levatrice, esponente di spicco del partito Alleanza per la Repubblica (APR), Madame Touré ha iniziato a far politica nel 1993 dopo essersi laureata in economia internazionale si è specializzata con master internazionale in Francia presso l’università di Digione (master in economia) e di Aix-en-Provence (master in business administration) per poi prendere un dottorato di ricerca in economia internazionale all’École internationale de management di Parigi.
Già ministro della giustizia (dal 4 aprile 2012) nel governo uscente con il compito di riformare il sistema giudiziario, di ridurre i tempi collegati ai processi e di ampliare la rappresentatività del Consiglio Costituzionale, Aminata Touré (detta Mimì) è stata considerata dall’attuale presidente della Repubblica del Senegal Macky Sall più adatta ad affrontare i crescenti problemi economici del paese rispetto al suo predecessore, l’ex banchiere ed esperto economista internazionale Abdoul Mbaye.
Lady di ferro e corruzione
Considerata una lady di ferro soprattutto per quanto riguarda la corruzione nel paese, (durante i suoi primi mesi come ministro della giustizia ha avviato molto velocemente verifiche sulla bontà e la chiarezza di alcune relazioni economiche e politiche tra la precedente Presidenza ma anche tra i funzionari del ex-regime wadista), Aminata Touré nel nuovo governo nominato il 3 settembre 2013 ha scelto 32 figure di spicco (31 ministri e 1 ministro delegato) e di rilevanza nell’ambito della politica senegalese.
Tra gli esclusi del nuovo governo spicca un nome eccellente e famoso a livello internazionale come quello del cantante di musica mbalax Youssu N’Dour, ex ministro del turismo, mentre tra i nuovi nominati di spicco compare il nome di Sidiki Kaba, ex Presidente della Federazione internazionale della Lega dei diritti dell’uomo (FIDH).
Di certo le polemiche verso la scelta come primo ministro di Aminata Touré non sono mancate sia perché donna, sia perché divorziata da Oumar Sarr, ex ministro sotto Abdoulaye Wade.
E ora?
L’elezione di Madame Touré ha comunque un ruolo simbolico di forte importanza, che si va ad unire a quello di altre due colleghe africane, Joyce Band del Malawi e Ellen Johnson Sirleaf della Liberia, diventando rappresentante di tutti gli abitanti del paese ma soprattutto, delle donne che sicuramente in Senegal rispetto a tanti altri paesi a maggioranza musulmana, godono di una situazione di forte indipendenza ma alle quali non viene ancora pienamente riconosciuto il fondamentale ruolo sociale (cura della famiglia e della casa) ed economico (raccolta e vendita di prodotti agro-alimentari) che spetterebbe loro.
Il nostro augurio è che questa svolta storica possa segnare un radicale cambiamento per il Senegal, modificando nel migliore dei modi la situazione economica del paese, poiché non possiamo dimenticare che ci sono ben oltre 13 milioni di cittadini che vivono nella povertà assoluta.
di Dora Millaci