Progetto rivoluzionario in India dopo lo stupro e la morte della giovane Nirbhaya.
Di che cosa si tratta e perché è così importante in uno Stato dove le donne sono tratte ancora quasi come schiave?
Antefatto
Fino al 16 dicembre 2012 Nirbhaya era solo una giovane indiana tra milioni di senza volto, con un padre che aveva lasciato la vita rurale per cercare un lavoro migliore a Delhi, per mantenere i quattro figli.
Nirbhaya era una ragazza di ventitré anni, ottimista, allegra che amava studiare Medicina e difatti, qualche settimana prima di morire, aveva trovato un posto come stagista in un prestigioso ospedale.
Alle otto di sera di quel maledetto giorno, sale su un autobus dai vetri oscurati per tornare a casa, e il suo corpo sarà martoriato da sei esseri spietati che, ubriachi, la violentano e la torturano per due ore.
La ragazza morirà quattro giorni più tardi, tra atroci sofferenze, in una stanza di terapia intensiva.
Simbolo
Nirbhaya, il cui nome significa “intrepida”, diventerà suo malgrado un simbolo e prenderà posto nella storia dell’India e sarà ricordata non solo laggiù, ma in tutto il mondo.
La sua morte sollevò proteste in tutto il paese e le immagini di quei giorni terribili giunsero in ogni parte del mondo, finalmente si cominciarono così a fare dei notevoli cambiamenti.
Ancora oggi l’India è il paese peggiore dove nascere donna, dopo Afghanistan, Repubblica democratica del Congo e Pakistan, è quanto emerge da una ricerca del TrustLaw della Thomson Reuters Foundation sui Paesi del G20; eppure sono tantissime, oltre 600 milioni.
È al primo posto, in termini assoluti, per il numero di spose bambine. Per non parlare del fatto che, ogni 22 minuti un’indiana viene stuprata, ogni ora una è uccisa per dispute famigliari sulla dote del matrimonio.
Oggi le donne indiane cercano la loro strada, l’indipendenza, la libertà, l’autodeterminazione, per questo motivo nel mese di ottobre partirà la Banca della Donna, nome indiano Bharatiya Mahila Bank, il primo istituto di credito al femminile.
Un’iniziativa tesa a lottare contro la disparità tra i sessi, secondo i suoi promotori. Il ministro delle Finanze indiano, Palaniappan Chidambaram, ha indicato che 10 miliardi di rupie (147 milioni di euro) sono previsti dal bilancio per finanziare questa nuova banca dotata di personale esclusivamente femminile e che concederà prestiti solo alle donne.
Non solo India
Banche “rosa” esistono già in paesi come il Pakistan, che ne aprì una nel 1989 e in Tanzania dal 2009.
L’amministratrice delegata della futura banca, sarà Usha Ananthasubramanian. Una banchiera 55enne di empowerment, figlia di un maestro e di una casalinga di Chennai, che, grazie agli sforzi del padre per farla studiare e alla sua tenacia, ha ottenuto ben due master, in statistica e cultura classica indiana. Entrambi utilissimi, dice lei, per entrare nell’élite della finanza pubblica, fino al posto di executive director del secondo istituto di credito statale, la Punjab National Bank, che ora ha lasciato per il nuovo incarico, senza rimpianti.
Certo, non basterà questa banca al femminile per cambiare la mentalità dell’India, ma aiuterà sicuramente tantissime giovani a costruirsi un futuro.
Ricordiamo inoltre che il ministro delle finanze ha annunciato la creazione di un fondo di 10 miliardi di rupie per migliorare la sicurezza delle donne, dopo lo stupro a Nirbhaya.
Ci auguriamo che questo progetto possa rivoluzionare il paese, ridando alle donne non solo fiducia in se stesse, ma soprattutto il giusto ruolo nella società.
di Dora Millaci