(foto fonte web)
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Alle 21.30 di lunedì 11 luglio 2005 viene trovata morta nel suo palazzo di via Eusebio Chini n°69, a Roma, Cecilia Gatto Trocchi antropologa di 66 anni.

Una donna di successo

Cecilia Gatto Trocchi era molto conosciuta: antropologa, docente di Antropologia culturale presso le Università di Cagliari, Chieti, Perugia e poi anche docente alla “Terza Università” di Roma e collaboratrice del Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica dell’università “La Sapienza”.

In quest’ultima era stata anche Direttrice dell’Osservatorio dei fenomeni magico-simbolici. Alla notizia della morte si parlò subito di suicidio, anche se, nell’immediatezza del fatto, vi fu una certa confusione circa il luogo preciso dove venne ritrovato il corpo. Infatti si disse che si fosse gettata da una finestra del pianerottolo del quinto piano; poi si parlò della tromba delle scale, poi da quella dell’ascensore, bloccato apposta. Seconda la versione ritenuta attendibile, la studiosa  sarebbe salita fino al quinto piano in ascensore, lo avrebbe bloccato e si sarebbe lanciata nella tromba delle scale.

Un carattere forte, una morte orribile

Donna molto eclettica, Gatto Trocchi fu anche tra i fondatori della Società Italiana per lo Studio di Psicopatologia e religione, nonchè consulente scientifica della Rivista di Psichiatria Psicosomatica delle differenze Psiche Donna. Ma tra i suoi vari interessi c’erano anche le tradizioni del Lazio, sulle quali aveva scritto diversi libri.

Cecilia Gatto Trocchi era molto battagliera, spesso ospite al “Maurizio Costanzo Show” e a “Porta a Porta“. Aveva studiato sul campo i fenomeni legati alle sette e alla diffusione delle pratiche magiche ed occulte. Il suo metodo consisteva proprio nella “osservazione partecipante”, ossia nel fingersi collega di sedicenti maghi e sensitivi. Partecipò così a molte cerimonie d’iniziazione e da queste sue esperienze dirette scrisse molti libri sull’occultismo, l’esoterismo, le nuove religioni, i miti e le leggende.

Evidente?

Il suicidio parve evidente dal fatto che la studiosa, al momento della caduta fatale, tenesse tra le mani la foto dell’adorato figlio Massimiliano, scomparso a soli 30 anni nel giugno del 2003 in seguito ad una leucemia fulminante.

Proprio lui che, non molto tempo prima, era uscito miracolosamente vivo da uno spaventoso incidente stradale. La Gatto Trocchi, straziata dal dolore, aveva però saputo reagire, come fecero notare alcuni attenti osservatori. Infatti il 27 febbraio 2004 la dottoressa fu ospite nella trasmissione “Enigma” in onda su Rai3 e apparve estremamente combattiva. Non certo in preda a quella depressione che l’avrebbe portata a tentare, dicono, il suicidio già nel febbraio del 2005 tramite barbiturici e, poi, a luglio dello stesso anno.

Dubbi vennero espressi anche circa l’incidente a cui era scampato il figlio, al quale aveva anche fatto intitolare un premio legato al tema della solidarietà. Singolare dinamismo, per una persona depressa.

Una morte che potrebbe aver fatto comodo a qualcuno? Certo una fine “tempestiva”, ben spiegabile secondo una facile lettura degli aventi, ma che potrebbe avere non pochi punti oscuri se si valuta nel complesso la vita e l’attività di questa donna.

di Paola Pagliari