Solitudine e malinconia nella pittura ‘900, specchio di paure e inquietudini.
In una società in cui regna l’incertezza e la precarietà, diviene estremamente attuale quel sentimento di solitudine e di malinconia che numerosi pittori del ‘900 hanno esternato sia attraverso lo sguardo, sia attraverso una rappresentazione contorta del corpo umano.
In ambito artistico ogni dettaglio è realizzato con uno scopo ben preciso ed ognuno di essi può rivelare la personalità del soggetto rappresentato: attraverso l’osservazione di numerosi personaggi dipinti nel corso del ‘900 sembra che solitudine e malinconia siano tra le sensazioni più ricorrenti che vengono percepite da numerosi artisti.
“Autoritratto”
Egon Schiele (1890- 1918) palesa i propri tormenti e le proprie angosce con il suo “Autoritratto” del 1910 in cui compare in un corpo tormentato e dalle forme spigolose, Matisse ci rivela le proprie ossessioni orientate al raggiungimento di una perfezione in “La gioia di vivere” in cui i personaggi rappresentati sono avvolti da un senso di mistica gioia e morbidezza che porta ad una deformazione dei corpi dovuta all’uso massiccio di colore.
In Modigliani lo sguardo vitreo del “Ritratto di Baranowskij” sembra eludere da qualsiasi tormento e tempo, in realtà dietro di esso si cela una sensazioni di malinconia e solitudine che contrasta con i metodi espressivi di Schiele e Matisse che risultano più immediati.
L’urlo
L’artista che seppe meglio dipingere le proprie ossessioni, angosce e tormenti fu Edvard Munch che, vittima di numerosi fatti tragici che condizionarono la sua vita, fu uno dei precursori dell’Espressionismo. I dipinti di Munch oltre ad essere pitture cariche di emotività ci trasmettono il modo in cui egli stesso percepiva la realtà esterna, ne “Il grido” è palese il senso di smarrimento in cui il personaggio dipinto è rappresentato nella sua più completa solitudine, carico di angoscia e realizzato attraverso forme tormentate.
È quindi consuetudine per l’essere umano degli ultimi due secoli provare questo senso di inquietudine che ha radici ben più salde e radicate nell’artista, in quanto osservatore del mondo ed annunciatore di una realtà che solo una spiccata personalità con una profonda emotività riesce a percepire e divulgare.
di Pietro Viscusi