1978: un poliziotto infiltrato fa in modo di diventare il protetto di un gangster di mezza tacca per incastrare i boss della mafia italo-americana di New York.
Mike Newell, versatile regista inglese che solo tre anni prima aveva raggiunto il successo dirigendo “Quattro matrimoni e un funerale”, si affida a un’ottima sceneggiatura e due grandi attori per realizzare uno dei più bei film di mafia non-scorsesiani.
Tratto dalla vera storia di Joseph D. Pistone, sul cui capo pende tuttora una taglia di 500 mila dollari da parte della mafia italo-americana, è un gangster-movie quasi perfetto nella sua classicità, in cui vi si ritrovano, al posto giusto e trattati nel migliore dei modi, tutti gli elementi che ci si aspetta: i conflitti interiori del protagonista, i suoi rapporti con la moglie, la vivace e saporita descrizione dell’ambiente malavitoso sono rappresentati senza sorprese ma anche senza ovvietà o retorica, e rimandano per efficacia a “Quei bravi ragazzi”; ma Johnny Depp è due categorie sopra Ray Liotta, al quale assomiglia anche esteticamente, e mette più volte in ombra Al Pacino, che si riappropria del palcoscenico nel finale, con una memorabile uscita di scena in piano-sequenza.
La regia, convenzionale e prudente come uno che gioca in trasferta, è semplice esecutrice di un gran bel copione (a firma di Paul Attanasio), unica candidatura all’Oscar per un film che se la gioca con “Jackie Brown” per la palma di miglior pellicola del 1997.
Mike Newell, 1997
Recensione di Giuseppe Pastore
http://cinema-scope.org/2007/07/28/donnie-brasco-mike-newell-1997/