Consegnata la relazione Usa che dimostrerebbe le responsabilità del regime Assad.
Un misto di horror, thriller e telefilm alla Csi: è questa la miscela esplosiva che inchioderebbe il regime siriano alle responsabilità sui gas letali contro la popolazione.
Tutto comincia una notte di agosto, quando ancora i fatti del 21 scorso non si erano realizzati, vedendo morire civili inermi sotto gli effetti di gas proibiti da norme internazionali.
Horror e thriller
Tre uomini nel cimitero di Damasco sono intenti a scavare. L’obiettivo è recuperare la salma di un uomo che, secondo le informazioni ottenute (con l’aiuto di sauditi) dai ribelli avversi al regime di Assad, sarebbe stato ucciso in seguito all’esposizione al “sarin”, un potente gas nervino.
La scena pulp prende vita: il cadavere è reciso secondo le più classiche modalità medico-legali, prelevando un pezzo di polmone per consegnarlo a quel che gli americani chiamano “coroner”.
In piena notte e nel segreto più totale si allestisce una ghiacciaia, utile a conservare il tessuto, per poi far si che prenda il volo per la Gran Bretagna. Qui avvengono dei test che confermano l’uso del gas letale. Ma potrebbe essere un inganno dei ribelli per indurre ad accusare Assad.
Inglesi e statunitensi vogliono saperne di più: quanto trafugato non basta.
Servizi segreti
Ecco allora che entrano in gioco gli immancabili servizi segreti. La seconda presunta prova, a detta della relazione consegnata dalla direzione della National Intelligence (Dni), consiste in intercettazioni. Moderni strumenti del Mossad (il Servizio segreto israeliano) sono stati in grado di registrare accese ed allarmanti discussioni tra gli ufficiali di Assad in seguito alla morte di diversi civili. A loro detta, su quest’ultimi sarebbero stati visibili i segni dell’uso dei gas. Una delle Brigate della IV Divisione avrebbe obbedito agli ordini del fratello di Assad (Maher) lanciando razzi imbottiti di miscele tossiche.
Per gli israeliani dell’Unità 8200 è stato (relativamente) facile intercettare: dal monte Avital hanno colto le conversazioni tramite traffico radio, registrando e fornendo un ulteriore tassello agli americani. Per non parlare degli aerei spia e dei satelliti che avrebbero notato movimenti importanti e sospetti nelle ore che hanno preceduto il massacro.
Scena del crimine
Capelli, pelle, sangue, saliva e pezzi di razzi: tutto ciò che si trova sulla scena del crimine va portato in laboratorio al servizio degli ispettori dell’Onu.
Si tratta della presunta terza categoria di prove rilevanti annunciate al mondo per dimostrare le responsabilità di Assad. I resoconti parlano di quantità di gas in grado di uccidere oltre mille persone, provocando nei sopravvissuti le convulsioni e gli effetti drammatici che le tv di tutto il mondo hanno mostrato nei giorni scorsi. Ma i limiti delle Scienze forensi potrebbero mostrarsi tutti nel caso in cui si scoprisse che la scena del crimine (vale a dire laddove sono avvenuti i prelievi dei tessuti) è stata alterata. Così come potrebbero essere state alterate altre prove da parte dei ribelli per indurre all’intervento Usa.
Come l’esperienza insegna, non bastano indizi e dati. È sempre necessaria una mente umana (brillante) che sia in grado di interpretare le informazioni che giungono per non cadere nell’errore meccanico di un freddo “2+2” che potrebbe dimostrare tutto e nulla.
Forse i ribelli hanno fornito prove false, forse gli israeliani hanno calcato la mano nell’interpretare frasi e movimenti definiti “sospetti”, forse le “scene del crimine” hanno subito manipolazioni.
Ad oggi solo la presunta oggettività degli ispettori dell’Onu può diventare la “fonte affidabile”.
Ed è probabilmente questa la ragione della “brusca frenata” di Londra e Washington su un attacco immediato. L’esperienza insegna, forse.
di Pasquale Ragone