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La società adulta può esercitare violenza sui minori in molti modi e, in una società sempre più mediatica e virtuale, la violenza sui minori può assumere il volto di chiunque.

La violenza verso un minore può avvenire anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa e il loro utilizzo smodato e incontrollato. Questa forma di violenza, anche se non interviene in maniera “diretta”, ha effetti altrettanto forti e condizionanti lo sviluppo sano di un bambino.

Con l’espressione “mezzi di comunicazione” ci si riferisce alla Televisione, ai nuovi canali satellitari e del digitale terrestre, di conseguenza alla pubblicità e al suo forte potere suggestivo, alla  Stampa (quotidiani, riviste e servizi specialistici), ad Internet e alla sue enorme diffusione che ha caratterizzato questi ultimi anni.

Sviluppo, suggestionabilità e violenza

Quali sono gli effetti dei media sul bambino? E dunque, come prevenire l’eventuale disagio causato da un uso scorretto dei media?

Un bambino, fin dalle primissime fasi della sua vita, è un soggetto si dipendente dalla sue figure di accudimento, ma anche soggetto attivo e agente sull’ambiente che lo circonda e soprattutto è facilmente suggestionabile da quest’ultimo.

Prendiamo come esempio il forte potere esercitato dalla televisione. Fino all’età di 3 anni, il bambino non ha la capacità di interpretare le immagini televisive e percepisce televisore e immagini come un corpo totalizzante con difficoltà a distinguere tra le immagini televisive ed i loro referenti reali. Pertanto crede che ciò che vede siano oggetti reali e concreti. Quindi  si confonde.

Dai 3 anni e mezzo agli 8/9 anni il bambino, invece, realizza che le immagini televisive rappresentano una realtà diversa e assente, ma confonde la violenza vera o reale con quella televisiva ed è portato pertanto a produrre un atteggiamento emulativo, identificandosi in personaggi violenti, ed attuando un processo di deresponsabilizzazione. Ciò significa che egli, non è in grado di comprendere le conseguenze delle sue azioni e si desensibilizza di fronte a fenomeni di violenza efferata.

La violenza viene utilizzata come unica alternativa alla risoluzione dei conflitti. Durante l’ adolescenza il minore, è in grado di comprendere i messaggi subliminali poiché acquisisce le capacità critiche ed è in grado di esaminare l’informazione mediatica, ma l’esposizione a lungo termine al mezzo mediatico fa si che si sia instaurata una stereotipizzazione delle rappresentazioni e dei ruoli promuovendo  l’adesione a comportamenti conformisti.

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Riflessioni

Alcuni bambini intervistati dopo il delitto di Cogne del 2002 hanno manifestato il timore di poter essere uccisi dalla propria madre.

Ma è opportuno anche porci la seguente domanda: Le angosce di questi bambini non sono forse il frutto di un rapporto conflittuale ed ambivalente con la propria figura di accudimento?

E ancora, potrebbe essere possibile che l’ informazione televisiva forse vada a stimolare un’angoscia preesistente in bambini che vivono in condizioni disagiate e di carenza di attenzioni e cure affettive?

Ricerche effettuate hanno dimostrato che, seppure la violenza televisiva stimoli l’emulazione di comportamenti aggressivi e delinquenziali, quei soggetti che li agiscono, possiedono caratteristiche psicologiche specifiche, già acquisite durante i primi anni di vita e che si manifestano a causa di rapporti intrafamigliari poco equilibrati. Fortunatamente, questi bambini rappresentano ancora una minoranza dei piccoli telespettatori.

Un numero, destinato ad aumentare? Probabilmente si, se i genitori continueranno a delegare in maniera sempre più drastica e selvaggia il loro mandato educativo e di cura e affetto verso i figli, ai mezzi mediatici e virtuali, senza attenzione a quello che accade al mondo interno ed emotivo del bambino.

La strategia vincente, attenzione però, non è proibire, bensì suggerire e promuovere un uso consapevole dei messaggi offerti dai media ed in particolare dalla rete e delle nuove tecnologie informatiche, rendendo proprio i bambini e gli adolescenti protagonisti di un attivo processo di crescita, sotto l’attenta guida di genitori ed insegnanti.

di Francesca De Rinaldis