(foto fonte web)
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La pressione fiscale si avvia a raggiungere il livello record del 45,3% del Pil. E’ l’effetto della crisi e delle manovre di finanza pubblica approvate nel 2011 per evitare che l’Italia finisse nel baratro. In realtà i contribuenti fedeli sopportano un carico fiscale ben più elevato, a causa del persistente e intollerabile livello di evasione: tra i 120 e i 150 miliardi l’anno, secondo le più recenti stime.

In tale contesto, la politica fiscale del governo Monti si è orientata verso un potenziamento degli strumenti repressivi, alcuni dei quali con notevole impatto mediatico come i blitz della Guardia di Finanza in località simboliche come Cortina. L’attività di repressione e di deterrenza è fondamentale ma non basta.

Occorre puntare su un nuovo, diverso e più civile rapporto tra fisco e contribuenti, che conduca nel tempo ad aumentare il livello di quella che gli esperti definiscono la «tax compliance», l’adesione spontanea all’adempimento fiscale: è la strada maestra per recuperare gettito e riequilibrare un sistema fortemente disomogeneo e iniquo. L’autore, esperto di politica economica, propone un drastico cambio di marcia che investa prima di tutto l’amministrazione finanziaria.

Semplicità, correttezza, trasparenza, tempestività: a questi quattro criteri base si dovrebbe affiancare il principio della premialità. E’ giunto il momento di prevedere forme concrete di «riconoscimento» per i contribuenti onesti, lavoratori dipendenti e autonomi, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica e con gli impegni assunti in sede europea, in primo luogo il pareggio di bilancio.

Dino Pesole

Casa editrice: Castelvecchi Editore

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