(foto fonte web)
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In un futuro imprecisato, il galeotto James Cole viene rispedito indietro nel tempo nel 1996 per indagare sulla diffusione di un misterioso virus che ha sterminato la razza umana.

Liberamente ispirato al cortometraggio “La Jetée” di Chris Marker. Terry Gilliam non fa mai film facili: per capirli bene e comprenderne la grandezza, bisogna guardarli almeno due volte. E’ riduttivo soffocare questo film, il suo migliore, nella discussione della categoria in cui andrebbe classificato: è probabilmente l’unico film ambientato nel lontano futuro a non essere un film di fantascienza.

Con il genere condivide soltanto il topos dei viaggi nel tempo e qualche trascurabile effetto speciale, elevandosi oltre ogni pensiero extra-temporale mai abbozzato con una sceneggiatura (di David Webb Peoples) perfetta; finale magnifico. Gilliam, finalmente in stato di grazia, tiene a freno la sua proverbiale creatività che altre volte aveva “guastato”.

Complicatissimo da raccontare, spiazza di continuo con le sue innumerevoli piroette (persino il titolo è uno sberleffo, e non capita spesso) e costringe ad un’attenzione alla quale non è abituato neanche l’uditorio più esperto: perciò, se si perde il filo, può stufare. Brad Pitt, non ancora una star, arriva a vette mai più raggiunte in carriera, compresa quella che finora è l’unica nomination all’Oscar (“Babel” permettendo).

Nella colonna sonora anche un tango di Astor Piazzolla, una parte delle musiche di Bernard Herrmann per “La donna che visse due volte” e “What a wonderful world” di Armstrong, la miglior canzone possibile per i titoli di coda di qualsiasi film.

Terry Gilliam, 1995

Recensione di Giuseppe Pastore

http://cinema-scope.org/2006/12/30/lesercito-delle-12-scimmie-terry-gilliam-1995/