(foto fonte web)

(foto fonte web)

(foto fonte web)
(foto fonte web)

La recente fuga di notizie del governo americano da quasi un mese ha un volto, quello di un ventinovenne tecnico britannico, Edward Snowden.

Il giovane informatico, ora relegato in una stanza d’hotel di Hong Kong, ha deciso di fare outing dopo l’ultimo lavoro assegnatogli dalla CIA. Sulle pagine del Guardian in una lunga intervista spiega come il programma americano “Prism” avrebbe «[…] distrutto la privacy, la libertà sul web e le libertà fondamentali delle persone nel mondo».

Snowden, con una ragazza, una casa e un lavoro da sogno, ha deciso di sacrificare tutto perché «non a posto con la coscienza». E dopo lo scandalo Datagate i guai per la CIA non sembrano finire: dopo anni di dubbi e inchieste pare sia stata confermata la presenza di una prigione segreta in Polonia.

Area riservata

Le prime voci di una struttura di detenzione segreta della CIA a Stare Kiejkuty (una ristretta area militare nei pressi del lago Jezioro Walpusz, a poco meno di 200 km verso nord da Varsavia) risalgono al 2005. L’inchiesta è partita solo tre anni dopo, a causa di problemi burocratici e soprattutto della scarsa collaborazione del governo americano.

Dopo cinque anni di indagini, proseguite a rilento, negli ultimi giorni è arrivato il sollecito di Amnesty International, che ha invitato il governo polacco a prendersi le sue responsabilità. Appare certo che negli anni passati diverse persone siano state arrestate e trattenute illegalmente nella base polacca, dove ci sarebbero stati anche alcuni casi di tortura e sparizione forzata.

(foto fonte web)
(foto fonte web)

L’inchiesta

Sono principalmente due le persone che si sono dichiarate parte lesa nell’inchiesta sulla base segreta: Abd al-Rahim al-Nashiri e Abu Zubaydah. Il primo è un cittadino saudita, accusato di essere stato l’ideatore dell’attentato contro il cacciatorpediniere americano USS Cole, che ha rivelato di essere stato trattenuto in una prigione in Polonia e di essere stato interrogato con tecniche non proprio legittime, oltre ad aver ricevuto minacce di violenza sessuale nei confronti dei suoi familiari.

Anche il secondo, un palestinese apolide nato in Arabia Saudita, ha raccontato di essere stato detenuto in Polonia e di essere stato torturato. L’episodio è parzialmente confermato dall’ex-presidente americano George W. Bush, che nella sua autobiografia uscita nel 2010, oltre ad ammettere l’esistenza di alcune prigioni segrete della CIA, ha raccontato che Abu Zubaydah venne torturato con la tecnica del “waterboarding” (una sorta di semi-annegamento), senza però precisare se il fatto avvenne o meno nella base di Stare Kiejkuty.

Lo scorso 23 maggio anche il presidente in carica degli Stati Uniti, Barack Obama, ha confermato che, in alcuni casi, gli Stati Uniti hanno varcato i confini della legalità, torturando i nemici e trattenendo illegalmente alcuni sospettati. Una grossa violazione dei diritti umani, che gli USA hanno già ammesso di aver fatto, ma che il governo polacco continua ipocritamente a negare.

di Nicola Guarneri