(foto fonte web)
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Nell’America del secondo mandato Clinton, Ellie Harroway, scienziata e atea, capta nel suo laboratorio in Messico alcuni segnali provenienti da Vega, che, dopo attenta analisi, risultano essere un inequivocabile tentativo di comunicare con i terrestri.

Tre anni dopo i soldi e la gloria ottenuti con “Forrest Gump”, Robert Zemeckis prova ad alzare ancora il tiro, ripercorrendo le tracce del maestro Spielberg, ma con più -scienza e meno fanta- di “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. Gli extraterrestri: tema affascinante quanto difficile da trattare senza scivolare nel ridicolo o nel retorico.

Pagando lo scotto di un evidente e dovuto omaggio al Kubrick di 2001 nella scena del salto spazio-temporale, comunque di prodigiosa efficacia grazie a degli straordinari effetti speciali, il film percorre la propria strada e non rinuncia a inserire nuovi elementi nella storia del genere: il fattore-Dio e l’integralismo religioso.

I difetti di “Contact” sono nel troppo abbondare, nell’affastellare tanti elementi di discussione senza approfondirli lungo le due ore e mezza (che comunque non pesano per nulla); Vega sembra Miami Beach, Matthew McConaughey non è proprio credibilissimo come reverendo innamorato, James Woods è al centesimo ruolo di cattivo.

Film “democratic” al 100%, e forse per questo maltrattato dall’Academy, che notoriamente tende a destra. Ma Jodie Foster è luminosa e il suo entusiasmo contagia tutti quelli che, quando le luci si spengono, hanno forse ragione ad osservare che, in un universo così grande, la presenza della sola civiltà terrestre sarebbe uno spreco di spazio.

Robert Zemeckis, 1997

Recensione di Giuseppe Pastore

http://cinema-scope.org/2006/12/26/contact-robert-zemeckis-1997/