Gloria, casalinga disperata con vent’anni d’anticipo, conduce una vita squallida alla periferia di Madrid: tiranneggiata dal marito, con una suocera impicciona e con due figli adolescenti che non la capiscono e che lei non capisce.
Doveva evidentemente esserci del talento in Pedro Almodòvar, se era riuscito a trasfigurare in quel modo una città come Madrid, rendendola orrenda e cementizia oltre ogni limite. Primo assaggio di una iconoclasta rivoluzione post-franchista di cui Pedro fu voce e cuore, all’insegna dell’eccesso programmatico e soprattutto fine a se stesso, per nulla motivato da esigenze di sceneggiatura o bisogni drammaturgici.
Come molti altri suoi film degli anni ’80, questo film, pirotecnico sin dal titolo, sta in piedi e genera vero spasso senza una trama nè si preoccupa di costruirla, esistendo tranquillamente con la sola forza dei dialoghi (“Dio, come sono preoccupata per il Libano!” “Chi se ne frega del Libano. Sei tu il Libano”) e delle invenzioni, in bilico tra una stramberia naive (la soggettiva del ramarro) e un acutissimo senso del grottesco (il dentista pedofilo) che Almodòvar avrà ancora modo di sfogare, specialmente nella sfera sessuale.
E’ una delle sue commedie meno conosciute ma anche una di quelle che hanno più influenzato il suo cinema, dall’acclamato “Donne sull’orlo di una crisi di nervi” al recentissimo “Volver”, il cui innesco è preso di peso da questo film. Carmen Maura impagabile.
Pedro Almodòvar, 1984
Recensione di Giuseppe Pastore
http://cinema-scope.org/2007/03/21/che-ho-fatto-io-per-meritare-questo-pedro-almodovar-1984/