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(foto fonte web adattata per altriconfini)

Spionaggio telefonico e su Internet? Non solo! Arrivano novità anche dal fronte della genetica.

In Usa è oramai smisurata la diffusione di archivi nei quali viene registrato il Dna di un gran numero di cittadini. Il suo studio rappresenta oggi un ausilio importante per la risoluzione del crimine. La comparazione genetica, in molti casi, noti e meno noti, ha permesso sia di assicurare alla giustizia i colpevoli di un reato, che di assolvere soggetti falsamente accusati. Le analisi sulle tracce di Dna sono oramai accettate nelle aule di giustizia di tutto il mondo.

La schedatura genetica

In pochi anni, molti Stati Usa e  molti Paesi Europei si sono dotati di legislazioni specifiche che hanno consentito la costituzione di database di Dna, nei quali sono inseriti migliaia di profili genetici. Grazie ad una progressiva standardizzazione di metodi e protocolli, le banche dati stanno divenendo completamente intelligibili, consentendo lo scambio d’informazioni a livello internazionale. Di conseguenza anche il concetto d’“identificazione genetica” sta delineandosi in maniera sempre più precisa.

Oggi, il prelievo forzato del Dna è possibile per tutti i reati per i quali è previsto l’arresto in flagranza, mentre fino a pochi anni fa il prelievo di capelli e saliva era consentito solo per i sospettati di terrorismo.

Sono già venti anni che l’Fbi scheda il Dna di individui sospettati di avere commesso crimini. Recentemente però ciò è prassi comune anche per le polizie locali che seguono linee guida rigide come quelle federali.

Le prassi tuttavia variano in modo discrezionale da città a città: ad esempio a New York, i cittadini schedati secondo questa metodologia sono “solo” undicimila, mentre in California, nella zona di Orange County, abitata da tre milioni di persone che vivono tra Los Angeles e San Diego, i profili genetici archiviati sono già novantamila.

La prassi è diffusa da tempo, ma il fenomeno, fin qui, ha avuto dimensioni limitate. Ma, ora che la Suprema Corte ha sentenziato, tutti numeri destinati a crescere rapidamente in futuro?

La controversia esplosa nel Maryland

Nello Stato del Maryland la polizia può legalmente conservare senza limiti di tempo il Dna dei soggetti coinvolti in un caso senza l’obbligo di notificare nulla a nessuno. Sul New York Times, il capo dell’ufficio della pubblica difesa, Stephen Mercer, denuncia che ciò «è una svolta preoccupante. […] Dai il tuo Dna alla polizia per scagionarti, perché hai avuto una rapina in casa tua e devi aiutarli a non confondere il tuo materiale genetico con quello dei criminali. Poi scopri che quel tuo campione viene conservato per sempre e verrà utilizzato nelle indagini per altri reati. Se non è questa una violazione della privacy, non so quale possa essere».

Vari attivisti delle associazioni per la tutela dei diritti civili spiegano che in passato avevano ammonito le forze di polizia a non abusare di questi sistemi di schedatura sulla base del Dna, minacciando anche campagne contro la violazione delle libertà individuali. Gli inquirenti, invece, da parte loro, difendono la logica dei controlli a tappeto sostenendo che i cittadini onesti, che non hanno nulla da temere, non dovrebbero essere preoccupati, ma semmai incoraggiati.

Il celebre giurista e docente di Harvard Alan Dershowitz, in una recente intervista rilasciata al New York Times, afferma: «Se verrà usato come una super impronta digitale, quel Dna farà più bene che male perché aiuterà a risolvere infiniti crimini, discolpando tanti innocenti».
Tuttavia, il celebre giurista, afferma anche che «esiste un rischio dagli effetti potenzialmente devastanti che quel Dna venga abusato per spiare il profilo medico di un individuo le cui predisposizioni genetiche verso certe malattie potrebbero essere usate per negargli un posto di lavoro o una polizza assicurativa». Sempre a detta dello stesso Alan Dershowitz, sarebbe auspicabile che «l’America approvi subito una legge federale che ne vieti l’utilizzo al di fuori dei casi criminali». Dunque, il Dna deve restare uno strumento di identificazione, come le impronte digitali, non di intrusione.

Ma, secondo alcuni,  è già tardi. Molti americani sono già abituati a una telecamera a ogni angolo di strada, un’interferenza si intrusiva ma necessaria, che in alcuni casi risulta essere di importanza fondamentale, come nel caso dell’attentato della maratona di Boston, dove le telecamere poste all’angolo della strada hanno ripreso il volto degli attentatori. Ma un conto è essere controllati esternamente, un altro è mettere mano internamente alla nostra privacy.

di Francesca De Rinaldis