Continua la saga del commissario Balistreri con il secondo capitolo: male, giovinezza ed eventi drammatici.
Il protagonista e la sua adolescenza
Lo sfondo libico postcoloniale dei primi anni ’60 ha per protagonista Michele Balistreri, ragazzino ribelle il cui animo burrascoso è segnato dalle morti irrisolte della madre Italia e della piccola Nadia, da un amore intessuto di purezza e uno intriso di desiderio e rabbia. Il coinvolgimento in un complotto contro Gheddafi ed un patto di sangue con tre coetanei (Ahmed, Karim e Nico) destinato a durare a lungo, completano il quadro della sua tumultuosa adolescenza.
Michele ha qualcosa in più rispetto ai compagni: è capace di dominare il branco e di gestirne i conflitti interni, almeno fino all’arrivo di un evento capace di cambiare radicalmente il corso della sua vicenda personale: il colpo di Stato che porta Gheddafi alla sovranità della Libia. La salita al potere del Colonnello inaugura, infatti, una serie di efferati omicidi e di cruenti giochi di potere che non risparmiano gli amici e i familiari di Balistreri.
Roma e il passato che ritorna
Nel 1982 lo ritroviamo a Roma nelle vesti di commissario, dopo l’inevitabile fuga dalla Libia.
È costretto, suo malgrado, ad indagare sulla tragica fine di alcune giovani ragazze, apparentemente vittime di un rituale che accomuna la loro storia a quella di un’amica di gioventù del commissario, morta misteriosamente tredici anni prima in Libia.
Il passato sembra così ritornare, ancora una volta ornato di violenza e crudeltà ed ogni caso diviene un’occasione per vendicarsi dei fantasmi di un vissuto pieno di scheletri, di vittime non riscattate e di colpevoli a piede libero.
Il commissario sarà, perciò, costretto a calarsi nelle zone più buie del suo trascorso, in quei giorni “di sabbia e di sangue” con cui non ha mai chiuso del tutto i conti; ritornerà a percorrere quel suo lungo cammino su cui amore, amicizia, sogni e ideali si scontrano con la ricerca di verità dolorose, nell’impossibilità costante di distinguere chi tradisce da chi è tradito. Alla fine sarà una ragazza, incompresa e coraggiosa, a condurlo per mano fino alle radici del Male.
Lo sfondo noir
“Alle radici del male” è la descrizione di una barbara realtà politica italiana e non, frutto di corruzioni e tradimenti, specchio di una società tentacolare e in costante stato di disfacimento, in cui i vincenti sono troppo pochi e perdenti sono tanti.
Lo sfondo delle magioni coloniali italiane e della scalata al potere di Gheddafi, hanno per protagonisti episodi di efferata disumanità: donne torturate, bambine seviziate, cani soppressi, ragazzini adescati da preti pedofili e tante altre infamie.
Il trittico costantiniano riesce, quindi, a essere assieme romanzo d’azione e processo a una nazione, di cui Mike dice: «Non mi piacciono gli italiani, tradiscono sempre» (la fuga del re nelle ore più gravi e disperate della storia del suo popolo ne è un esempio).
Sulla scia del tradimento, Roberto Costantini concede ampi spazi di libertà immaginativa ai lettori, che dovranno avere pazienza per l’uscita del terzo e ultimo capitolo della saga, attraverso il quale si chiuderà il cerchio “del male”.
«Voglio che sia il lettore ad approfondire – afferma l’autore, col suo desiderio di coinvolgere il pubblico -. Voglio lasciare il dubbio, porre la domanda: che cosa faresti tu al posto suo?».
di Annalisa Ianne