Agli inquilini fatte promesse, ma arrivano solo raccomandate d’intimazione.
Il destino degli inquilini di via Monte Bianco 114 è quello di abituarsi alle proroghe, ma mai come in questo caso la speranza si annida nelle medesime. Le ultime sulla dismissione delle case della Regione Lazio parlano di una lettera ricevuta da una signora di via Jenner che le dava 10 giorni di tempo per esercitare il diritto di opzione senza il quale l’appartamento sarebbe stato venduto all’asta.
La disperazione
I giorni sono ormai scaduti e la signora è disperata perché non possiede la cifra richiesta per rimanere all’interno dell’appartamento di una vita. La situazione in via Monte Bianco è esattamente la stessa con la differenza che lo scorso 6 giugno Paolo Marchionne – ancora da candidato alla presidenza del Municipio – ha incontrato Alberto Voci all’interno dello stabile per trovare un compromesso tra ciò che richiede la Regione e le disponibilità economiche degli inquilini. Durante l’incontro, Voci ha dichiarato che parlava in nome e per conto dell’Assessorato alle Politiche Abitative Fabio Refrigeri.
Voci ha confermato l’esistenza di problemi di bilancio, ma ha chiosato come occorra trovare un modo per non gravare così tanto sulle spalle degli inquilini reperendo i soldi altrove. Il problema è che il rappresentante delle Politiche Abitative si è limitato alle parole, mentre Alessandra Sartore che rappresenta l’Assessorato al Bilancio, Patrimonio e Demanio è già passata ai fatti mandando delle raccomandate a/r – a firma Marafini – d’intimazione a procedere all’acquisto, pena la decadenza della prelazione.
La lettera
Quando Raffaele Cotugno (portavoce dello stabile di Monte Bianco) ha portato la questione a Voci, lui ha suggerito di «inviare una lettera “interruttiva” che consenta di guadagnare tempo, per arrivare all’approvazione del nuovo regolamento per la dismissione delle case degli enti». Il particolare scoraggiante è proprio l’assenza di una tempistica per tale approvazione. Cotugno dichiara: «Rinviare il più possibile l’apposizione di una firma che sa tanto di condanna e sofferenza per l’un verso o per l’altro, quindi recarsi presso il notaio a firmare o non darne corso affatto. Sarà sufficiente?» In questa tipica vicenda italiana la sensazione è chiara: l’Assessorato alle Politiche Abitative sembra faccia un mestiere, l’Assessorato al Bilancio, Patrimonio e Demanio sembra ne faccia un altro.
Gli inquilini di 600 stabili della Regione Lazio si trovano nel bel mezzo di due fazioni, ognuna delle quali ha un suo percorso da seguire, o meglio un obiettivo da perseguire. Zingaretti il 7 giugno ha firmato la proroga di 300 mila precari della sanità. Fabio Refrigeri il 9 giugno ha sospeso la delibera commissariale rateizzando i pagamenti arretrati degli inquilini Ater che aveva creato problemi economici a tante famiglie.
I soldi…
Cotugno chiede: «Dove hanno trovato i soldi? Possibile che li trovano per tutti tranne che per noi che da anni viviamo con una fogna sotto e nonostante ciò ci chiedono di acquistare la casa a prezzi aggiornati al 2008 quando oggi il mercato delle case è crollato? Stanno scadendo le proroghe e gli eredi della Polverini (Marafini, Rizzo e Favorito) stanno inviando, con sospetta celerità, le raccomandate che sono non solo intimazioni ma vere e proprie intimidazioni».
Giunti a questo punto l’unica soluzione, come scritto nella lettera che Cotugno ha inviato a Zingaretti: «È che Lei, Presidente, di concerto con l’Assessore Sartore emani una delibera con la quale venga sospeso “sine die” ogni atto di intimazione dell’Assessorato al Patrimonio e Demanio, ovvero fino all’emanazione del nuovo Regolamento di dismissioni.
Centinaia di famiglie che ho l’onere di rappresentare Le chiedono questo. La casa è molto di più di una “macchina per abitare”. La casa è fatta per viverci, non per soffrirci».
Non si può gestire con il silenzio una situazione del genere, è ora d’intervenire.
di Daniele Pellegrino