(foto fonte web)

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Fare corretta, puntuale e precisa informazione è lo scopo di tutti coloro che lavorano nel mondo del giornalismo. Intraprendendo qualcosa di molto simile ad una missione, si compie un viaggio alla ricerca della notizia, stando bene attenti a non varcare la soglia imposta dal codice etico-deontologico.

Storie straordinarie

Il mondo potrebbe essere diviso in due categorie, chi scrive e chi pazientemente sceglie di leggere. Potremmo ringraziare in eterno chi sceglie di leggere un nostro articolo, un verso o una pagina di un nostro libro, ma se qualcuno ci ringrazia per aver scritto un libro, un verso, un articolo, probabilmente non parliamo più di una professione, ma di un dono di Dio.

Angelo Del Boca, grandissimo giornalista e scrittore,  nel suo libro “Da Mussolini a Gheddafi. Quaranta incontri”, raccoglie 17 reportage storici di vari personaggi che hanno segnato, in diverse epoche, la storia del mondo. Svariate interviste, condotte in situazioni di ogni tipo , che portano Del Boca ad incontrare anche persone comuni che  si trasformano in fedeli «compagni di viaggio».

Tra questi ricordiamo: l’autista che lo accompagnò in giro per il Negev nel 1958 oppure madame Baussoley addetta a pettinare le 22 mogli di Maometto V; il medico ebreo che fu catturato dai tedeschi e murato vivo in un piccolissimo spazio in modo tale che morisse in piedi. Non pochi particolari raccapriccianti raccontati da Del Boca, frutto di anni di lavoro da inviato che lo hanno portato  a conoscere uomini autori di crimini senza precedenti.

Un “faccia a faccia” con i criminali più efferati.

Akao Bin si serviva dei suoi adepti per scatenare pugnali contro i leader della sinistra giapponese, un personaggio quello in questione da far terrore persino all’interprete di Angelo D.B. che rifiutò di prendere parte all’intervista. «Un pallido signore, con gli occhiali dalla montatura pesante, e una calvizie da intellettuale»: queste le parole utilizzate dal giornalista per descrivere Adolf Eichmann, meglio noto come pianificatore dell’olocausto.  Dopo 14 lunghi giorni di attesa arrivò anche l’intervista a Muammar Gheddafi, avvenuta sotto la tenda a Bab al- Aziziyyah.

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Incontri con le Autorità mondiali.

Arricchito di particolari minuziosi è il racconto della cerimoniale intervista ad Hailè Selassiè, il 225° imperatore di Etiopia, discendente in linea diretta da re Salomone. Del Boa fu accolto dall’imperatore con un sorriso che lasciava quasi intravedere un segno di imbarazzo per la maestosità dell’incontro, quest’ultimo  si presentò «col petto coperto da dodici file di decorazioni e dalle mostrine rosse con spighe d’oro».

Curioso l’incontro con Jawaharlal Nehru  che manifestava il suo malcontento nei confronti del popolo americano ritenendolo capace di parlare solo in termini di denaro. Spingeva L’India a cambiare atteggiamento nei confronti della  religione , ritenuta una sorta di  trappola che rende schiavi. Affascinante la storia del dottor Albert Schweitzer,  protagonista di numerosi successi precoci, si allontana dalla sua nazione per realizzare un ospedale nel Gabon, istaurando un rapporto quasi fraterno con gli abitanti del luogo, «continuava a trattare gli africani come eterni fanciulli».

Madre Teresa di Calcutta

Nel proprio libro, Angelo Del Boa dedica uno spazio privilegiato all’incontro che più di tutti lo catturò e che cambiò la sua vita, quello con madre Teresa di Calcutta. La descriveva come la più umile e povera delle donne, piccola e magra ma con una forza capace di sovvertire il più radicato dei pregiudizi.

Viene riportato un pezzo del magico dialogo tra il giornalista e madre Teresa, dove si parla della lebbra. La santa raccontava di quando le fu detto da qualcuno che non sarebbe stato disposto a toccare un lebbroso nemmeno per un milione di dollari. Lei rispose che se le fossero stati offerti dei soldi, non lo avrebbe fatto nemmeno lei, neanche per due di milioni, ma lo faceva volentieri «per amore di Dio».

Quelle parole, avvolte da un senso di fede indiscutibile, rimasero impresse nell’animo del giornalista a tal punto da portarlo a scrivere un articolo dall’incipit fenomenale, che segna la storia del giornalismo italiano:

«Sono le prime luci dell’alba e vedo i “cadaveri” alzarsi dai loro giacigli di pietra, sbarazzarsi dello straccio che portano intorno alle reni e andare alla più vicina fontana, dove si lavano versandosi addosso l’acqua con una ciotola di cotto. Il sole li asciuga all’istante, ed eccoli di nuovo pronti a camminare per questa sterminata città per creare quel fiume ininterrotto che per l’intero giorno la terrà mostruosamente viva».

Leggere o meno queste pagine resta pur sempre una scelta ma noi, che timidamente ci affacciamo al mondo della scrittura, sentiamo come doveroso ringraziare Angelo Del Boa per averci insegnato indirettamente come impugnare i ferri di questo laborioso ma splendido mestiere.

di Roberta della Torre