(foto fonte web)
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New York, 1870: un giovane avvocato fresco di matrimonio ha la sventura di innamorarsi dell’eccentrica cugina di sua moglie, che ha abbandonato il marito in Europa; ma non trova il coraggio per andare fino in fondo.

Martin Scorsese, 1993

Importante svolta nell’itinerario cinematografico di Martin Scorsese, che qui si cimenta per la prima volta nel raccontare l’America del diciannovesimo secolo. A prima vista stupisce la somiglianza, probabilmente involontaria, con il cinema di James Ivory (peraltro molto in voga nei primi anni ’90): benchè non vi sia la stessa cura maniacale nei dettagli e nella scenografia, si potrebbe ravvisarvi la stessa abilità nel raccontare un momento storico da maneggiare con cura.

In realtà, più che un simil-Ivory, è proprio l’inizio di un nuovo corso: con una raffinatezza da giocatore di scacchi, senza mai alzare la voce – giusto qualche acuto in montaggio della fida Thelma Schoonmaker, per ricordarci che è pur sempre un film di Scorsese – illustra quanto sono duri a morire (e lo dimostra il finale, con un Daniel Day-Lewis novello Noodles) l’ipocrisia e il conformismo di un’epoca, suggerendo tra le righe che non è vero che si stava meglio quando si stava peggio.

Nel suo anno di grazia 1993, Day-Lewis è un originale protagonista scorsesiano, uno dei personaggi volutamente più grigi e mediocri nell’intera filmografia del regista; Winona Ryder batte ai punti una Michelle Pfeiffer un po’ spaesata. Musiche di Elmer Bernstein; la voce narrante della versione originale è quella di Joanne Woodward.

Recensione di Giuseppe Pastore
http://cinema-scope.org/2006/11/27/leta-dellinnocenza-martin-scorsese-1993/