Viaggio nel mondo di uno degli autori del cinema europeo contemporaneo più controversi.
È online da pochi giorni la locandina ufficiale del nuovo film del regista Lars von Trier, dal titolo quanto meno ambiguo -ma anche no- “Nymphomaniac”. Il film, annunciato già da tempo, appare ai limiti del porno, e sembra mantenere quello stile scandalosamente disarmante tipico del regista danese.
Anche la data di uscita del film al cinema è fortemente provocatoria, dato che è prevista per il prossimo Natale, mentre la prima si terrà a Copenaghen a inizio dicembre. In una recente intervista, von Trier ha fatto sapere che il tema-chiave di “Nymphomaniac” sarà la religione, e in particolare la diversa visione del sesso da parte della Chiesa cattolica rispetto alla tradizione Greco-Ortodossa (decisamente più carnale).
Provocazioni
Lars Trier, questo il vero nome del cineasta scandinavo, ha fatto delle provocazioni il suo tratto distintivo, nei film come nella vita pubblica e privata. L’ultimo episodio risale ormai al Festival di Cannes 2011, quando alla conferenza stampa di “Melancholia” fece dichiarazioni a difesa di Hitler e del nazismo, e per questo fu espulso dal concorso e dichiarato “persona non gradita”. Da allora, il regista di Copenaghen, che è anche sceneggiatore, montatore e attore, non ha più rilasciato dichiarazioni pubbliche.
Personaggio controverso e poliedrico, capace di dividere la critica e il pubblico, Lars von Trier è oggi indicato come la punta di diamante di un tipo di cinema forte, noir, gratuito, volutamente estremo e falsamente romantico, con un risultato che oscilla tra la repulsione e l’attrazione. Il suo stile lo rende l’autore più ambizioso e visivamente distintivo che la Danimarca possa ricordare dai tempi di Carl Theodore Dreyer, e un esempio assolutamente unico nel quadro del cinema europeo attuale.
Breve filmografia
Nato nel 1956, Lars von Trier comincia la sua carriera cinematografica già a 13 anni, comparendo con un piccolo ruolo in una serie tv locale. Il successo, però, venne raggiunto come regista nel 1984 con il film “L’elemento del crimine”, seguito nel 1988 da “Epidemic”. Fino al 1991, anno della realizzazione di “Europa”, lo stile di von Trier rimarrà caratterizzato da un’impostazione visiva e narrativa ostentatamente espressionista.
Negli anni successivi, fino al 2005, von Trier fu invece artisticamente segnato dalle imposizioni del “Dogma 95”, un movimento fondato ufficialmente da lui stesso insieme al collega Thomas Vinterberg proprio nel 1995. Il decalogo si poneva l’obiettivo di rendere di nuovo “casto” il cinema, depurandolo dalla “cosmesi” degli effetti speciali, delle luci, delle scenografie e della colonna sonora. Sono di quegli anni film come “Le onde del destino” (1996) e “Idioti” (1998), quest’ultimo anche noto con il titolo “Dogma#2”.
Con “Dancer in the Dark” (2000), von Trier vinse la Palma d’oro per il miglior film al 53º Festival di Cannes. Grazie al successo commerciale del film, nel 2003 poté permettersi di ingaggiare una star del calibro di Nicole Kidman per il suo “Dogville”, primo episodio della trilogia “USA: terra delle opportunità”.
Il film venne poi seguito da “Manderlay” (2005), mentre il terzo capitolo della saga, “Washington”, sebbene annunciato, non è ancora oggi stato realizzato. Da ricordare sono anche i film “Le cinque variazioni” (2003), “Il grande capo” (2006), “Antichrist” (2009) e “Melancholia” (2011).
di Chiara De Angelis