Trentadue anni fa si consumava il terzo di una serie di delitti attribuiti al cosiddetto “Mostro di Firenze”. Ma le successive indagini hanno rilevato diversi modus operandi e quindi diversi killer: al giorno d’oggi sono tre i colpevoli accertati.
Stessa notte, 32 anni dopo
Sabato 6 giugno 1981, sera. Giovanni Foggi e Carmela De Nuccio cenano a casa dei genitori di Carmela; i due si sono conosciuti solo qualche mese prima ma hanno già in programma di sposarsi. Verso le 22:00 escono per una passeggiata e poco dopo si appartano con l’automobile (una Fiat Ritmo) nei pressi della discoteca Anastasia. Gli omicidi delle coppiette in provincia di Firenze che giornali e telegiornali hanno a lungo sbandierato sono ormai lontani: il primo duplice omicidio risale al 1968, il secondo al 1974.
Sono più di 7 anni che le campagne toscane sono tranquille e i due non hanno pensieri per la testa. All’improvviso una figura si avvicina ai finestrini dell’auto. La coppia pensa che sia uno dei guardoni che bazzica per la zona ma il malintenzionato estrae una pistola e fredda i due amanti. Tre colpi bastano per freddare Giovanni mentre Carmela viene raggiunta da cinque proiettili. Nonostante ciò, sulla scena del crimine la polizia ritroverà solo 5 bossoli su 8, come succederà per altri omicidi negli anni successivi.
Scia di delitti
L’omicidio del giugno del 1981 è il vero turning point del (anzi, dei) killer. Il quarto omicidio infatti avviene solamente quattro mesi dopo, il 22 ottobre dello stesso anno, quando Stefano Baldi e Susanna Cambi vengono trovati morti in una campagna nelle vicinanze di Prato. Le modalità sono simili al caso precedente: i due ragazzi erano in procinto di convolare a nozze e dopo cena avevano deciso di appartarsi con l’auto in una strada secondaria.
Nei successivi quattro anni gli omicidi di susseguono regolarmente; l’ultimo risale all’8 settembre 1985. Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot sono la quindicesima e la sedicesima vittima del Mostro. I due ragazzi francesi si erano appartati con una tenda in un parcheggio di un cimitero, riparato dei cipressi, nelle vicinanze di Scopeti. Le modalità sono simili a quelle degli omicidi precedenti, se non che stavolta le vittime sono accampate nelle vicinanze della loro auto, una Volkswagen Golf.
Il killer, come in altri casi, asporta alcune parti della vittima femminile. Un brandello del seno della ragazza viene spedito alla Procura di Firenze. L’obiettivo del mostro era probabilmente quello di “annunciare” un altro dei suoi omicidi, se non che i corpi vengono casualmente scoperti un paio d’ore prima che la busta arrivi a destinazione.
L’ultimo del serial killer
Nonostante nessun indagato sia ritenuto colpevole, gli omicidi si fermano al 1985. La prima svolta nelle indagini arriva nel 1991, quando gli inquirenti iniziano a indagare su Pietro Pacciani, accusato da una lettera anonima e al momento incarcerato per lo stupro delle due figlie. Nel 1993 viene arrestato con l’accusa di aver ucciso le 8 coppie di giovani tra il ’68 e l’85. Tra condanne e assoluzioni (ultima quella della Corte d’Appello per non aver commesso il fatto) il processo si protrae fino all’annullamento dell’assoluzione da parte della Cassazione nel dicembre del ’66. Il nuovo processo d’appello non terminerà mai perché Pacciani morirà nel febbraio del 1998.
Parallelamente proseguono le indagini verso altri due sospettati: Mario Vanni e Giancarlo Lotti. Anche in questi due casi gli iter processuali sono lunghi e faticosi. Vanni viene condannato all’ergastolo per l’omicidio di 4 delle 8 coppie e la Corte di Cassazione nel 2000 rende la condanna definitiva.
La pena viene poi sospesa per motivi di salute e Vanni morirà all’ospedale di Ponte a Niccheri il 12 aprile 2009. Giancarlo Lotti viene invece condannato a 30 anni di reclusione; a differenza di Pacciani e Vanni, Lotti (che morirà nel 2002) confessa gli omicidi accusando inoltre i due complici, dando una svolta alle indagini e contribuendo a scrivere la parola “fine” alle merende dei compagni.
Troppi dubbi accompagnano ancora oggi quell’impressione scia di delitti. Il profilo del serial killer, secondo le indicazioni del criminologo prof. Francesco Bruno, non coincidono con quello di Pacciani, ritenuto inadeguato per compiere omicidi di quel genere.
A ciò si aggiunge la tragica fine del medico Francesco Narducci, morte sulla quale si è detto e scritto molto, che lascia trasparire inquietanti ombre sul suo possibile ruolo nella vicenda del Mostro. Da lì, congetture e ipotesi sul possibile coinvolgimento di una o più logge massoniche nel caso.
Si ha la netta sensazione che la parola “fine” non sia stata ancora scritta.
di Nicola Guarneri