La seconda delle tre puntate di “Assassinopedia”: dalla prima uscita all’incontro con Ottis.
Siamo nel 1950, e Henry Lee Lucas è un giovane 14enne, traumatizzato da un’infanzia disastrosa, appena andato via da casa. Per un certo periodo, Henry andò a vivere a Middlebrook dalle sorellastre, figlie del primo matrimonio della madre, per poi tornare a vivere nella zona di Blacksburg in alloggi di fortuna. In quegli anni, Henry, che si manteneva facendo il bracciante, imparò a guidare e cominciò a interessarsi di automobili.
Fu proprio guidando l’automobile in maniera pericolosa che finì per la prima volta in carcere. Nel marzo del ’52, poi, venne di nuovo arrestato e processato per furto, e fu mandato in un riformatorio a Beaumont (Virginia), dove nell’autunno gli venne impiantato un nuovo occhio finto, che gli ridusse l’entità delle frequenti infiammazioni. Nonostante la vita in riformatorio fosse notevolmente migliore rispetto a quella cui era abituato, la clausura gli stava stretta e Henry tentò per due volte la fuga, finendo sempre riacciuffato. Nel settembre del ’53 venne rilasciato per buona condotta, dopo che pochi mesi prima era stato promosso alla sesta classe.
Guai
Dopo la sua liberazione, Henry andò a vivere per qualche tempo dal fratello Andrew nel North Carolina, e poi da lì si recò a Staunton da una sorellastra. Non passò molto prima che Henry si rimise nei guai: nel giugno ‘54 venne arrestato per rapina, e, dato che ormai era maggiorenne, stavolta fu recluso nel carcere di Richmond (Virginia). Il 28 maggio 1956, insieme ad un suo compagno, riuscì ad evadere, e grazie a varie auto rubate e autostop, i due attraversarono numerosi Stati per poi essere nuovamente arrestati in Michigan neanche un mese dopo.
Dopo un anno e mezzo di reclusione alla prigione federale di Chillicothe (Ohio), Lucas fu poi riportato a Richmond per finire la condanna per rapina. In galera Lucas imparò molti mestieri, quali il falegname, il sarto, l’addetto al montacarichi. Per quanto riguarda invece il sesso, stando ai rapporti della prigione, Lucas aveva rapporti sessuali regolari come partner passivo nei rapporti orali e come partner attivo in quelli anali.
La tragedia
Il 2 settembre 1959 Lucas finì di scontare la sua pena a Richmond, e venne liberato con poco più di 80 dollari in tasca, lo stretto necessario per andare a Tecumseh (Michigan) dalla sorellastra Opal Jennings. Dopo qualche tempo, venne a trovarli la madre, Viola Lucas, dopo che in tutti quegli anni passati tra riformatorio e galera, si era fatta vedere praticamente mai.
Era evidente che tra i due non scorresse buon sangue, e che Lucas, ormai 23enne, pieno di tatuaggi, sicuro di sé e molto più alto della madre, non fosse più disposto a sopportare le sue angherie. Così, la notte dell’11 gennaio 1960, dopo un’accesa litigata, accadde la tragedia annunciata: Henry uccise la madre con enorme violenza (l’autopsia stabilì la presenza di lividi al collo –segno di strangolamento- e una ferita, sempre al collo, di circa 12 centimetri, che aveva perforato la carotide in più punti), per poi scappare.
Il mattino successivo, Opal troverà la madre morta a terra in un lago di sangue, mentre Henry verrà catturato appena qualche giorno più tardi, mentre faceva l’autostop. Alla prigione di Tecumseh, Lucas confesserà il suo delitto. Il processò, che iniziò in marzo, si concluse con una condanna tra i 20 e i 40 anni di prigione, e non l’ergastolo, in considerazione delle attenuanti della non-premeditazione e della orribile infanzia.
Atti impulsivi
Lucas venne trasferito al penitenziario statale di Jackson (South Michigan), per scontare la pena. L’assistente sociale che lo visitò al suo arrivo in carcere lo descrisse così: «Lucas sembra essere un individuo completamente inadeguato che si sente insicuro e inferiore. L’uomo ha tendenze recidive e sembra non rendersi conto del suo problema. Sembra avere predisposizione ad atti impulsivi, non dà peso alle sue azioni. In apparenza è passivo e inoffensivo; tuttavia è stato osservato in lui un temperamento esplosivo ed è incapace di moderarsi nei suoi accessi d’ira».
Durante il primo periodo della sua detenzione, Henry andò in profonda depressione e manifestò più volte l’intenzione di uccidersi: pare che sentisse delle voci in cui sua madre gli diceva di togliersi la vita come punizione per averla uccisa. Così, qualche mese più tardi, fu ricoverato in un ospedale psichiatrico statale, dove rimarrà per sei anni. Sarà proprio durante i colloqui con lo psichiatra che Henry confesserà -con rimorso- che dopo aver ucciso la madre 70enne, ne aveva anche stuprato il cadavere.
Nel 1966 tornò al carcere di Jackson. Quegli anni furono per lui un periodo sereno: aveva fatto progressi, si era tranquillizzato, non aveva più intenzioni suicide, lavorava all’interno della prigione e anche il suo comportamento era diventato molto più mite e ubbidiente.
Libertà vigilata
Così, la mattina del 3 giugno 1970 fu rilasciato in libertà vigilata. Henry passò i primi 2 mesi di libertà ospite a casa di varie sorellastre, per poi tornare a vivere nell’agosto del ’71 in Michigan da sua sorella Opal e il marito. Nonostante l’omicidio della madre, Opal si sentiva in obbligo di dare ancora una possibilità al problematico fratello. È anche vero, però, che tutti quegli anni e quella prigione non avevano in realtà migliorato Henry: lui, infatti, continuava a mostrare segni di disagio, comportamenti antisociali, e non perse neanche le sue abitudini sessuali deviate sugli animali.
Pochi mesi dopo, un nuovo arresto, stavolta per aver tentato per due volte di rapire due adolescenti minacciandole con una pistola. Per Henry, che si professò colpevole fin da subito, fu la goccia che fece traboccare il vaso: gli fu revocata la libertà vigilata, e finì nuovamente condannato in galera; sarà rilasciato solo nell’agosto ‘75. Alla sua uscita dal carcere, Henry era consapevole di non poter più contare sulla sorella Opal. Così, tornò prima nel Maryland, poi in Pennsylvania, mantenendosi con una serie di piccoli lavori precari, che spessò lasciò dopo neanche una settimana.
La cosa più importante di quel periodo fu senza dubbio che Henry trovò per la prima volta, a 39 anni suonati, una relazione sentimentale tradizionale con una donna, tale Betty Crawford. Betty aveva 10 anni meno di Henry ed era vedova, con due figlie, di 8 e 9 anni. Betty invitò Henry a stare a casa sua, in un piccolo e sporco appartamento di Fort Deposit (Maryland), e presto scoprirono di piacersi. Dopo neanche due mesi, Lucas propose a Betty di sposarsi e così avvenne. Quel che Betty non sapeva era che Lucas, ancora prima del matrimonio, aveva cominciato a molestare sessualmente le figlie, per poi passare alle vere e proprie violenze sessuali. Lucas non esitava inoltre a picchiarle e minacciarle di morte in caso avessero raccontato qualcosa.
I sospetti
Inizialmente Betty non sospettò nulla, benché notasse che le bambine non volevano mai stare da sole in casa con il patrigno. La madre di Betty, invece, era convinta che non fosse propriamente l’istinto paterno a spingere Henry ad essere così interessato alle bambine, ma furono sempre dubbi irrisolti fino a che fu proprio lei a trovare del sangue sulle mutandine di una delle bambine. Lucas fu accusato apertamente, e nonostante egli negò ogni addebito, la notte del 6 luglio 1977, mentre si trovava in Texas con Betty e le figlie per un viaggio, si alzò dal letto e semplicemente se ne andò via con la macchina, senza prendere niente, con direzione casa di Opal, che nel frattempo si era trasferita in Maryland.
Dopo qualche tempo da Opal, Henry continuò a spostarsi, prima in Virginia, poi in Delaware, e poi a Hinton. Nel gennaio del 1978 conobbe anche un’altra donna, Rhonda Knuckles, ma dopo 3 mesi anche questa fragile unione fallì.
In seguito Henry tornò a stare da sua sorella Wanda e il marito Eugene, seppure sostanzialmente non andava d’accordo con nessun membro della famiglia. Tuttavia, non mancava molto alla rottura totale dei rapporti familiari: nel febbraio 1979, Wanda accusò il fratello di molestie sessuali nei confronti della sua nipotina.
Lucas negò le accuse, ma il giorno dopo scomparve con il furgone di Wanda senza avvertire nessuno e con l’intenzione certa che non sarebbe mai tornato dalla sua famiglia. Arrivò fino a Miami, poi risalì verso Jacksonville (Florida) e lì rimase perché il furgone si ruppe.
Cominciò quindi a campare usufruendo dell’assistenza di una locale comunità religiosa ed un giorno di quelli, mentre si trovava seduto sui gradini di una chiesa guardando la gente che passava, improvvisamente fu avvicinato da una sua vecchia conoscenza, un uomo alto, robusto e dal sorriso ebete, di nome Ottis Toole, conosciuto anni prima in una taverna in Pennsylvania.
di Chiara De Angelis