(foto fonte web)
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Conoscere il pericolo per evitarlo. Potrebbe essere questa la premessa all’“emergenza arsenico” degli ultimi tempi. I metalli pesanti sono composti normalmente presenti in natura, dotati di buone capacità di bioaccumulo all’interno degli organismi, per questo motivo l’esposizione a queste sostanze può divenire particolarmente pericolosa per la salute umana.

Tra i metalli pesanti alcuni costituiscono un pericolo maggiore per l’uomo, tra questi annoveriamo il piombo, il mercurio, il cadmio e l’arsenico.

Recentemente l’arsenico si trova al centro di una grande polemica relativa alla contaminazione delle acque potabili, divengono sempre più frequenti i casi di esposizione a questo metallo a livelli superiori alla soglia prestabilita. L’arsenico è uno dei composti più utilizzati in molti processi industriali, questo lo rende particolarmente abbondante nei siti di bonifica, ma sembrerebbe che negli ultimi dieci anni i livelli di arsenico rilevati nelle acque superino di gran lunga la soglia stabilita dalla Commissione Europea in molti Paesi, tra cui l’Italia.

L’insorgere dell’allarmismo

Il dato che ha destato forte allarmismo tra la popolazione italiana, è stato recentemente annunciato dalla stampa, ma non ancora pubblicato, ed è relativo ad uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, che sembra rivelare la presenza di livelli di arsenico superiori alla norma nei cibi di almeno 40 comuni del viterbese e 5 comuni della provincia di Roma.

Già dal 1998 l’Unione Europea ha modificato le direttive precedenti fissando il limite massimo di 50 µg agli attuali 10 µg. Inizialmente l’Italia rientrava nei limiti previsti dalla legge ma con le nuove direttive a partire dal 2001 ha dovuto procedere alla richieste di tre deroghe per avere il tempo necessario per adeguarsi ai nuovi limiti previsti.

Il nuovo limite prefissato ha causato non pochi problemi a vari Paesi della Comunità Europea, tra cui la Croazia, la Francia, l’Ungheria e la Germania, ma ad oggi l’Italia sembra essere l’unico Paese a non aver ancora provveduto ad abbassare i livelli di arsenico nelle acque, per cui dal 31 dicembre 2012 è scaduta ultima deroga concessa e la Regione Lazio è rimasta l’unica regione a mostrare livelli di arsenico superiori alla norma.

Alle porte di Roma

Il provvedimento della Commissione europea riguarda almeno 91 Comuni del Lazio, dove l’acqua che esce dai rubinetti contiene arsenico superiore alla soglia di 10 microgrammi per litro, sfiorando in alcuni casi, come quello di Velletri, comune alle porte di Roma, oppure di Capranica, in provincia di Viterbo, anche 50 microgrammi/litro.

Le analisi sono state condotte esaminando campioni di unghie e urine di 269 soggetti sani (da 1 a 88 anni di età) residenti nelle aree designate come a rischio, tra questi la popolazione viterbese ha manifestato una concentrazione di arsenico nelle unghie pari a 200 nanogrammi per grammo contro gli 82 nanogrammi di un gruppo di controllo nella popolazione generale.

Livelli di esposizione così alti determinano problemi alla quotidianità delle famiglie che vivono nelle province più a rischio, sono stati riscontrati livelli elevanti di arsenico persino nel pane, per questo è stato vietato di usare l’acqua potabile per cuocere gli alimenti o fare la doccia.

E’ noto che l’arsenico inorganico può causare lesioni cutanee e varie forme di cancro, anche se attualmente non c’è molta sicurezza sui livelli di arsenico che rappresentano un rischio, in questo clima di forte allarmismo potrebbe essere il prossimo passo quello di caratterizzare la soglia oltre la quale l’esposizione all’arsenico determina un rischio più elevato di patologie.

Attualmente l’unica soluzione possibile per contenere l’emergenza arsenico nel Lazio è quella di installare dei dearsificatori delle acque, fondamentalmente dei carboni attivi che rimuovono l’arsenico dalle acque contaminate, al fine di rimescolare le risorse idriche con le nuove fonti non contaminate.

di Alessia De Felice