(foto fonte web)
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«Mi chiamo Orsola Fallara, ho bevuto dell’acido muriatico e sono in una Mercedes nera al porto». È il 15 dicembre del 2010, l’inizio della fine di un sistema tenuto a tacere all’interno dei palazzi del Comune di Reggio Calabria. Ma è anche la punta dell’iceberg di un circuito perverso e intricato che da lì a poco imploderà implacabilmente.

La storia

Orsola Fallara, cassiera del Comune di Reggio Calabria durante l’epopea del governo Scopelliti, si autoliquida in quei giorni una parcella milionaria (750 mila euro) e riceve critiche e pressioni da ogni ambito. Atteggiamento immorale, antietico, l’intera cittadinanza chiede lumi.

Poche ore dopo una concitata conferenza stampa del 15.12.2010, accade l’inverosimile. La Fallara dimentica il cellulare in macchina, dei ladri sfondano il vetro e rubano il cellulare, successivamente la donna sporge querela ai carabinieri e chiede in prestito il cellulare alla sorella.

Dalla propria utenza partono telefonate alla figlia, a consiglieri comunali, all’ex Amministratore Unico dell’ Atam Arena, fino all’ estrema scelta: la donna ingerisce acido muriatico e non ci sarà scampo per lei.

Punto di non ritorno           

Questo momento è la chiave di volta su un sistema politico che ha lasciato in eredità alla città una voragine di debiti dalle casse comunali (mancano all’appello oltre trecento milioni di euro) e nessuno è riuscito al momento a dimostrare che fine ha fatto questo denaro.

La domanda su cui vertono le indagini, partite da subito,  è questa: considerando che il gesto estremo della Fallara ha aperto la strada alla tragica realtà della gestione economica della città, qual è stato il motivo che ha indotto a tale atto disperato? La donna si sarà trovata in un giro più grosso di lei ? Soprattutto, c’è una connessione temporale e logica tra il furto del cellulare ed il suicidio?

I misteri lasciano in eredità una realtà completamente capovolta da quel “modello Reggio” tanto decantato per anni, consegnando ai cittadini una precaria situazione di ingovernabilità di una città ancora commissariata.
Le elezioni successive non sono servite a nulla se non a consegnare alla città dello Stretto un tragico record: nell’Ottobre del 2012 è il primo capoluogo di provincia d’ Italia sciolto per mafia.

L’intervento del Ministro

Questo genere di accuse sono state utilizzate come fonti di prova nella motivazione che ha indotto il commissariamento prefettizio da parte della DDA, così come il termine “contiguità” è stato coniato  dal ministro Cancellieri quando ha emanato il comunicato di scioglimento del Comune di Reggio.

 Il Ministro, ribadendo la requisitoria della DDA, non ha specificato l’arco temporale esatto in cui si è verificata tale contiguità fra classe politica reggina e criminalità organizzata, ma in ogni caso resta custodito agli atti della DDA di Reggio Calabria. Si potrebbero citare particolari più intrinsechi presenti nei provvedimenti, con specifici nomi e cognomi, ma, nell’attesa che la giustizia si esponga in forma definitiva, si  preferisce attenersi alla problematica di caratura morale.

Un caduta di stile sotto l’aspetto etico, che si riconduce ad esempio, alla recente operazione “Torno Subito” della Guardia di Finanza, che ha smantellato un vorticoso giro di assenteismo, le cui cifre parlano di oltre settanta indagati, di cui diciassette ai domiciliari. Scorie di gestioni fondate su cattive abitudini e sul malcostume, è stato detto a più voci.

Il tracollo      

La gestione economica, si è detto, ed è da qui che parte il tracollo di un sistema che si riconduce ad una sorta di “fattispecie morale” di chi dovrebbe operare per la città a prescindere dell’appartenenza partitica. Un esempio chiaro e drammatico, dell’eredità della selvaggia gestione economica, è riscontrabile dalla situazione in cui vertono le strade cittadine. Cumuli di spazzatura ovunque, strade dissestate con voragini ed interi quartieri caratterizzati da un’urbanistica basata da vie che sembrano crateri lunari (realtà peraltro già documentata da un servizio di Striscia la Notizia in cui i cittadini per disperazione ed ironico disprezzo verso la classe politica improvvisavano un ballo).

Anche qui, purtroppo, si tocca un tasto dolente che ci riconduce alle diaboliche infiltrazioni che la criminalità organizzata ha teso sul territorio.

Il resoconto delle indagini

Indagini di Polizia Giudiziaria, difatti, hanno acclarato una certa contiguità fra la Multiservizi Spa, società interessata allo smaltimento ed al recupero dei rifiuti, e qualche cosca cittadina, aggiunti a collegamenti fra incarichi tecnici assegnati a parenti di “infedeli della giustizia” e cointeressenze fra rappresentanti della cosa pubblica cittadina, imprenditori e boss.

A questo si aggiunge che la problematica del bilancio cittadino è stata acuita dalla ‘condotta contabile’ che il Comune ha adottato in forme descritte come da estratto di allegato verbalistico trascritto dalla Commissione d’accesso: «Innumerevoli irregolarità e attività illecite sia riferibili alla gestione propria del Comune che a quella delle società miste partecipate; impianto contabile inattendibile con accertamenti inventati ed un disavanzo latente potrebbe superare i 200 milioni di euro…omississ…tali condizionamenti sono stati sostanzialmente volti a favorire, nella cronologia dei pagamenti, la posizione creditoria vantata dalla Multiservizi spa in dispregio delle ragioni vantate dai creditori precedenti. Le pressioni in questione avrebbero trovato riscontro in mandati di pagamento effettuati in favore della Multiservizi spa».

Si parla di pressioni precise, ma per essere più chiari, è bene comprendere che un Comune, dal punto di vista della formulazione del bilancio, è gestito come un’azienda, le cui voci singole del bilancio indicano eventuali perdite o introiti da strutturare nel conto economico di riferimento.

L’impunità

Sebbene avendo avuto partecipazioni attive con la Multiservizi Spa mantenendo fede alla propria gestione allegra (ma non è l’unico ad avere agito in passato in tal senso), il Comune di Reggio Calabria ha apportato le perdite non nelle proprie voci di bilancio che avrebbero così cambiato la forma dello stato patrimoniale, ma nelle sole voci di bilancio della Multiservizi. Troppo facile, troppo comodo per un ente compartecipe in azioni, protendere a scaricare costi propri di bilancio su indicatori contabili altrui. A testimonianza di una normativa contabile da riguardare a livello nazionale, perché offre poca trasparenza ai cittadini sulla gestione dei tributi erariali.

Di detta impunità, i cittadini ne traggono un senso di vuoto e di tragedia, sommersi da valanghe di spazzatura, strade di periferia simili ad una città reduce da un bombardamento, e dalla sfiducia verso il nuovo che avanza.

Una tragedia morale che riporta alle parole dello scrittore verista Corrado Alvaro, il quale sosteneva: «I calabresi  concepiscono  la loro vita come il senso delle loro fiumare, che prima o poi tracimano. Piegati giunco finché passa la piena! Questa è il loro motto, la loro filosofia di vita…».  Questa è la catastrofe alla quale non bisognerebbe mai giungere.

di Domenico Romeo