(foto fonte web)
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Sembrerebbe la scena di un film horror, ma è quella realmente accaduta nel presidio sanitario di Vico del Gargano (Foggia). Il dispenser per il sapone, posto nei locali dell’ ex istituto scolastico di via Di Vagno, ha erogato per un intero giorno un mix di sangue umano e detergente.

Il tragico errore

Un medico si avvicina al dosatore per compiere l’usuale gesto di igiene personale e, nel suo caso, di rispetto nei confronti dei pazienti che di lì a poco visiterà. Dal contenitore fuoriesce sapone, rosso come il sangue; peccato non sia solo un astratto paragone. Ignaro del grave errore e del potenziale pericolo per la sua salute e quella dell’intero personale, utilizza il detergente contaminato, continuando a lavorare senza alcun sospetto.

Accade il 10 aprile scorso, quando l’acqua utilizzata per ripulire le apparecchiature di diagnostica del sangue viene convogliata in una tanica solitamente adibita al rifornimento del sapone. Il contenitore pieno di liquidi risultanti dal lavaggio, finisce, poi, nelle mani dell’inconsapevole tecnico di turno che, trovatolo nel locale, lo usa come di consueto per ricaricare i dosatori. Credendo di rifornirli di sapone, ci versava dentro emoglobina.

La denuncia

A confermare il pericoloso scambio è stato lo stesso operatore tecnico ausiliario, coinvolto nel rischio tanto quanto i medici e il personale del centro, che con una lettera, avente per oggetto «Segnalazione su avvenuto contatto del personale sanitario con materiale liquido (rifiuto speciale) potenzialmente infetto. Richiesta di chiarimenti», hanno denunciato l’accaduto.

La segnalazione è giunta al Dg della Asl foggiana, Attilio Manfrini, ai capi dipartimento di Prevenzione ed Emergenza e al direttore del distretto sanitario competente, nonché ai Nas dei carabinieri che hanno effettuato un’ ispezione nei locali del presidio ospedaliero ed inviato il report al Dipartimento di Igiene e Sanità.

Preoccupazioni e perplessità

La situazione continua a preoccupare il corpo sanitario venuto a contatto con il sangue, anche se, secondo le ultime evoluzioni, gli accertamenti disposti dalla Asl avrebbero scongiurato le ipotesi di un eventuale contagio, così come sembrerebbe essere esclusa qualsiasi implicazione di natura penale.

Restano, invece, gli interrogativi in merito al trattamento, alle modalità di stoccaggio e ai registri previsti per quel tipo di scorie, oltre che le perplessità circa i protocolli sulle apparecchiature tenute nella struttura sanitaria.

«Si tratta di macchinari -spiega Antonio Traja, vicesegretario provinciale della Fials medici- che avrebbero bisogno di verifiche constanti e di protocolli previsti dalla Regione per la stessa attendibilità medico-legale dei dati che emettono».

Evidentemente, così come emerge dall’incidente del 10 aprile e non solo, mancano o non vengono rispettati all’interno del Punto di Primo Intervento di Vico del Gargano, protocolli precisi che regolamentino l’utilizzo delle apparecchiature sanitarie e lo stoccaggio dei rifiuti speciali.

Ad aggiungersi all’infelice situazione in cui versa la nostra sanità, un “caso di malaigiene”, per di più velato da un’atmosfera horror, terrificante tanto quanto una scena del cinema splatter.

di Annalisa Ianne