(foto fonte web)
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Dove affonda le sue radici l’Italia di oggi? Guido Crainz cerca le risposte a questa e a altre domande non in vizi plurisecolari del paese ma nella storia concreta della Repubblica, muovendo dall’eredità del fascismo, dalla nascita della “repubblica dei partiti” e dagli anni della guerra fredda.

L’analisi si sofferma soprattutto sulla “grande trasformazione” che ha inizio negli anni del “miracolo” e prosegue poi nei decenni successivi: con la sua forza dirompente, con le sue contraddizioni profonde, con le tensioni che innesca. In assenza di un governo reale di quella trasformazione, e nel fallimento dei progetti che tentavano di dare ad essa orientamento e regole, si delinea una “mutazione antropologica” destinata a durare.

Essa non è scalfita dalle controtendenze pur presenti – di cui il ’68 è fragile e contraddittoria espressione – e prende nuovo vigore negli anni ottanta, dopo il tunnel degli anni di piombo e il primo annuncio di una degenerazione profonda.

“Mutazione antropologica” e crisi del “Palazzo” – per dirla con Pier Paolo Pasolini vengono così a fondersi: in questo quadro esplode la crisi radicale dei primi anni novanta, di cui il tumultuoso affermarsi della Lega e l’esplosione di Tangentopoli sono solo un sintomo. Iniziò in quella fase un radicale interrogarsi sulle origini e la natura della crisi, presto interrotto dalle speranze in una salvifica “Seconda Repubblica”: speranze destinate a lasciare presto un retrogusto amaro.

Guido Crainz

casa editrice: La Feltrinelli

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