Un importante magnate russo muore misteriosamente, dagli Stati Uniti rimbalzano voci sull’arresto di un altro magnate russo, ancora più influente e proprietario di una squadra di calcio inglese tra le più grandi al mondo, ma subito dopo la notizia viene smentita.
Sono più le ombre che le luci nell’affaire Berezovskij: ufficialmente il ‘Padrino del Cremlino’ (così veniva chiamato nel suo ambiente) si sarebbe suicidato il 23 marzo nella casa di Londra, ma i dubbi sul fatto che si sia effettivamente tolto la vita – e non si tratti invece di omicidio – sono ancora molti.
Boris Berezovskij faceva parte della casta degli oligarchi russi, un termine che ha poco a che fare con l’originale significato risalente all’Antica Grecia (dove gli oligarchi erano i componenti di un’élite di governo), ma che si riferisce a quegli uomini che hanno saputo accaparrarsi il potere politico, economico e mediatico nell’est Europa dopo la caduta del muro di Berlino.
All’indomani del 9 novembre del 1989 e con la demolizione dell’Unione Sovietica, pochi uomini hanno fiutato l’affare di una scalata nei settori che con il comunismo erano di proprietà statale, intervenendo nei settori chiave della società. Nel settembre del 1992, a Urss sciolta, ogni cittadino ha ottenuto per posta un buono emesso dal governo di 10 mila rubli (considerato la parte di economia che ogni cittadino aveva investito per lo Stato), che però, a causa dell’inflazione dilagante, si sono rivelati presto infruttiferi e di fatto senza valore di mercato.
A questo punto la situazione è stata presa di mano da pochi ‘furbetti’ – come li chiama Anna Franchin su un’interessante inchiesta per Internazionale – che hanno capitalizzato l’enorme massa di buoni dei quali i cittadini non sapevano cosa fare, per creare un vastissimo impero economico e mediatico. Tra di loro, capeggiava proprio Berezovskij e al suo fianco c’era anche quell’altro magnate che oggi è tra i più influenti al mondo e che ha acquistato una squadra di calcio inglese: Roman Abramovich.
Con il governo impossibilitato a pagare le somme richieste dai detentori del gruzzolo di buoni, il gioco era fatto: ben presto, l’élite di oligarchi riuscì a farsi ‘risarcire’ ottenendo ogni azienda che prima era dello Stato, in modo particolare quelle di petrolio e di metalli, preziosissime per ottenere molti soldi in poco tempo.
A metà anni ’90 gli oligarchi erano solo dieci e controllavano il grezzo, le materie prime e le banche di tutta la Russia. Ben presto, l’impero cominciò ad allargarsi e a comprendere i mezzi di informazione e le tv in primis: Berezovskij stesso si assicurò il controllo della televisione più importante del Paese.
A partire dagli anni Duemila nessuno di questi magnati si trovava più in Russia, forse per poter ampliare il mercato anche all’estero oppure – più probabilmente – per fuggire dai controlli statali che avrebbero messo in luce eventuali irregolarità nell’acquisizione del capitale e nella gestione delle risorse. Gusinskij emigrò in Spagna, Nevzlin in Israele, Gutserijev è scappato cancellando ogni traccia, Khordokovskij e Lebedev (i più lenti del gruppo) sono invece finiti in carcere. Altri due, i più influenti e i protagonisti di questa storia di cronaca, Berezovskij e Abramovich, hanno scelto Londra.
Quelli rimasti in Russia hanno visto calare il loro giro d’affari e addirittura, come nel caso di Deripaska, sono stati costretti a chiedere aiuti dallo Stato e finire sotto l’ala di un altro potentissimo e controverso uomo del Cremlino come il presidente Vladimir Putin. La strada più semplice e più redditizia era quella di liberarsi delle imprese russe e trasferire i soldi all’estero.
Boris Berezovskij, dall’Inghilterra, nel 1997 era l’uomo russo più ricco del mondo. La competizione con l’altro oligarca a Londra era sfociata in una causa multimiliardaria che aveva avuto come verdetto la condanna dello stesso a inizio 2013, in favore di Abramovich.
Pochi giorni dopo, il misterioso ritrovamento del suo cadavere e la notizia – subito smentita – dell’arresto negli Usa di Abramovich. Dopo poche ore di scalpore, tutto è tornato come prima, con i riflettori che si sono abbassati o sono stati fatti abbassare, l’ormai unico oligarca russo d’Inghilterra che è tornato a seguire la sua squadra di calcio come se niente fosse e un altro magnate di inizio anni Novanta il cui nome verrà cancellato dai superstiti di un Golden Age di furbetti del dopo Urss.
Forse non sapremo mai come è davvero morto Berezovskij, ma la sua storia è destinata a rimanere tra i noir politici più controversi e misteriosi degli ultimi vent’anni.
di Luca Romeo