(foto fonte web)

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«Nel mese di novembre 1990 – racconta Pietro Maso – mi è venuto in mente di condurre una vita brillante e quindi mi servivano molti soldi, al che per avere questo denaro l’unica soluzione possibile, era quella di ottenere subito l’eredità che mi aspettava dai genitori nel caso fossero morti, e mi sarebbe anche piaciuto di averla intera. Con questo intento ero costretto anche a uccidere le mie sorelle».

Sono queste le parole che Pietro Maso ha usato per la confessione ai carabinieri;  è questa la motivazione per la quale, la notte del 17 aprile 1991 verso le 23:10, con l’aiuto degli amici Giorgio Carbognin, Paolo Cavazza e Damiano Burato, ha ucciso il padre e la madre (rispettivamente con un tubo di ferro e un bloccasterzo) nella casa di famiglia a Montecchia di Crosara, Verona.

Pietro Maso, dopo aver scontato 22 anni di pena per l’omicidio dei genitori, è oggi all’età di 41 anni un uomo libero, uscito dal carcere di Opera solo pochi giorni fa.

Il caso di Pietro Maso rappresenta uno dei “genitoricidi” più paradigmatici della recente criminologia: il ritrovamento dei corpi dei coniugi Maso ha richiamato all’epoca l’attenzione dei mezzi di comunicazione, i quali hanno dato alla vicenda un notevolissimo risalto.

A poche ore dall’omicidio, l’allora diciassettenne Pietro Maso venne intervistato sull’accaduto da un cronista di Tele Padova. Già prima che iniziasse l’intervista il giovane Maso, avvertendo la presenza delle telecamere puntate addosso, le sfida assumendo pose teatrali, quasi fosse l’interprete di un serial tv a carattere giudiziario; riesce persino a ridere mantenendo un evidente atteggiamento distaccato, un controllo perfetto della propria emotività, come se stesse recitando una parte senza alcun tipo di coinvolgimento.

Oggi che Pietro Maso è libero, la storia della tragica vicenda che lo ha visto protagonista ha fatto riemergere nell’opinione pubblica opinioni e interrogativi che forse non si sono mai assopiti: chi è Pietro Maso? Come può un ragazzo di diciassette anni uccidere i genitori con una tale leggerezza, solo per una questione di soldi?

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Il delitto dei genitori non è stato frutto di un raptus o della follia di un momento: la premeditazione è l’elemento fondamentale per  capire cosa è realmente accaduto. Lo psichiatra che all’epoca fu incaricato della perizia psichiatrica su Pietro Maso, Vittorino Andreoli, lo ha descritto come una persona molto soddisfatta di sé, che si compiace molto e che paradossalmente mantiene questa percezione di sé anche quando si trova in carcere.

Infatti, le immagini delle cronache televisive e giornalistiche che lo hanno seguito in questi anni ci restituiscono un uomo molto curato nella persona e nell’aspetto fisico. Nel carcere le sue preoccupazioni quotidiane erano principalmente rimaste le solite: la cura della propria persona, del profumo, dell’abbronzante, della ginnastica.

Dalla perizia psichiatrica si evidenzia che, all’epoca dell’omicidio dei genitori, Pietro Maso è principalmente una persona che percepisce se stesso. Gli altri sono una realtà solo in quanto entrano in rapporto con lui. Buono è tutto ciò che serve al suo ego, cattivo tutto ciò che tende a ostacolarne l’affermazione.

Il punto di riferimento è dunque la grandezza del suo “Io”, origine di ogni giudizio etico e di ogni comportamento. Una delle prime conseguenze di ciò è proprio l’impossibilità di amare l’altro. All’epoca dei fatti, Pietro è una persona che reagisce a qualsiasi tipo di critica con sentimenti di rabbia, di rancore oppure di vergogna e di umiliazione: ai suoi occhi le critiche costituiscono un ostacolo all’affermazione di sé, un freno all’ammirazione e all’attenzione degli altri di cui è oltremodo assetato.

È questa la condizione psichica di Pietro Maso nel momento in cui uccide i genitori ed è così che si può spiegare la freddezza affettiva che lo ha portato a considerare il proprio padre e la propria madre come puri ostacoli da eliminare al fine di ottenere il denaro indispensabile ad alimentare la propria grandezza.

Pietro Maso è cambiato? Nel 2008 ha ottenuto la semilibertà e si è sposato con Stefania, oggi  tornato dalla moglie e ottenuto il perdono dalle sorelle è un uomo libero è può iniziare la sua nuova vita.

Da quanto è trapelato, prima di lasciare definitivamente la casa di reclusione, Maso ha salutato gli operatori ringraziandoli e stavolta, a differenza di quanto accadeva nel 1991, ha voluto evitare cronisti, fotografi e operatori tv adottando  lo stratagemma di farsi venire a prendere in auto, fuggendo dai cronisti che avrebbero voluto  rubare un’immagine.

Eppure i riflettori su Pietro Maso ancora non si sono spenti,  sarà per molto al centro delle cronache, È uscito ieri il suo libro dal titolo “Il male ero io”, nel quale racconta come ha massacrato, con la complicità di due amici, i genitori Antonio e Mariarosa per impossessarsi della loro eredità.

«Sono in piedi accanto ai loro corpi. Morti. Una linfa gelata mi è entrata dentro, nelle vene, nelle ossa, nel cervello. Vado in bagno. Devo lavarmi. Apro a manetta l’acqua calda, tengo la testa bassa. Fisso le macchie sul dorso delle mani. E’ sangue. E’ il sangue di mio padre. E’ il sangue di mia madre».

The show must go on!

di Francesca De Rinaldis