Pochi giorni fa si è tenuto, presso l’ex Convento Santa Chiara di Brindisi, il Convegno di Sociologia dal titolo L’INCERTO PRESENTE-Comunicazione e culture nella transizione italiana, organizzato dalla sezione Processi e Istituzioni Culturali dell’Associazione Italiana Sociologia (AIS) in collaborazione con il Dipartimento di Storia, Società, Studi sull’uomo dell’Università del Salento e Sezione Vita Quotidiana dell’AIS.
In una sala gremita, dove la sete di sapere e lo scambio di opinioni sono stati i pilastri di un incontro interattivo, dove ognuno era libero di esprimere il proprio sentimento dinnanzi a un panorama socio-politico quanto mai confusionario come quello attuale; si è potuto discutere e confrontarsi grazie alle preziosissime riflessioni di molti nomi noti della disciplina.
In una società con degli equilibri già fragili, gli appuntamenti elettorali di Febbraio hanno segnato di netto un importante punto di svolta nella società contemporanea. Al di là della crisi di modelli di sviluppo o di relazioni internazionali, afferma Vitantonio Gioia nei suoi saluti iniziali, lo Stato non può determinare anche la crisi di mercati che si autoregolano, esso con le istituzioni d’appartenenza ha la funzione di regolare e alleviare le incertezze, delineare dei quadri di riferimento, in modo tale che gli operatori del mercato abbiano a mente la sicurezza di una politica dalla quale sono sorretti.
E’ in tal senso che l’Italia si trova vittima di una trappola fitta, dalla quale sembra un’utopia uscirne. In una concezione assurda dove la politica sembra voler continuare a svolgere funzioni subalterne ai mercati finanziari, conclude il direttore del Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’uomo, non si potranno più delineare le condizioni di superamento dell’incertezza.
Le polarizzazioni che avevano sovrastato per circa vent’anni lo scenario politico italiano sono ora trasformati, concetti, problemi e contesti geopolitici che per molti rappresentano un terreno ancora inesplorato.
Oltre che a una crisi economica di peso storico, esprimo i relatori , si è protagonisti di un evento epocale che segna fortemente la sfiducia dei valori, della morale, del vero senso della politica. Una crescente indignazione si esprime attraverso la voce del cittadino che, sempre più sconcertato, indignato e deluso verso il proprio Paese, si aspetta quanto meno un’analisi più attenta delle esigenze del suo popolo, l’elaborazione di strategie vincenti e un linguaggio adeguato alle nuove sfide della politica.
L’incertezza nasce proprio dallo sballottamento di un Italia che, in due anni ha visto un’ accelerazione incredibile, di tre stili diversi di sensibilità politica, afferma Walter Privitera, dell’Università Milano-Bicocca; ognuno con un’agenda ipotetico-risolutiva ha portato con sé un tracollo finanziario apocalittico, lì dove stile e approcci al Paese risultavano trasformati, e sebbene qualcuno ha parlato di nuovo inizio, lo spunto di riflessione nasce dall’interpretazione di questo eufemismo che per molti è stato tradotto come “guerra aperta”.
Argomento di discussione è stato anche, il ruolo e la qualità dei media, dell’industria culturale italiani, in rapporto alle esperienze dei paesi a noi vicini per storia e cultura.
Due giorni intensi dunque, quelli appena trascorsi, uno scambio di sguardi, sentimenti e idee che hanno portato docenti, studenti e cultori della disciplina a una concezione più chiara dei tempi che si stanno vivendo, tramite un approccio più analitico, obiettivo e professionale a un tema tanto intenso quale quello di cui si è trattato.
di Vito Franco