(foto fonte web)
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Il 22 novembre 1963, a Dallas, il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy rimase ucciso in un attentato. Il 27 settembre 1964, dopo dieci mesi di indagini, la commissione presieduta dal presidente della Corte Suprema Earl Warren concluse che l’unico esecutore materiale dell’omicidio era stato Lee Harvey Oswald, ucciso due giorni dopo il fatto da Jack Ruby, un gestore di night club. Nel 1966, il procuratore distrettuale di New Orleans Jim Garrison, non persuaso dalla versione ufficiale, riaprì le indagini con una nuova inchiesta.

Il film più didattico di Oliver Stone e, forse, quello che più di altri merita di essere mostrato nelle scuole: come si cerca di dimostrare che il più rivoluzionario presidente americano del dopoguerra fu ucciso non da un folle solitario ma da un complotto ordito in alto, molto in alto; una tesi ardita con cui si osano mettere in discussione i vertici e i principi stessi su cui sono fondati gli Stati Uniti d’America.

Si sa che quando può Oliver Stone non bada a spese né a misuratezze d’ogni tipo; la sua è un’arringa-fiume in cui viviseziona con pignoleria da secchione la storia ch’egli identifica come punto di partenza del declino dell’Impero Americano; Stone è, indubbiamente, Jim Garrison molto più profondamente di quanto sia stato il soldato Chris Taylor di “Platoon” o il Buddy Fox di “Wall Street”.

Comunque la pensiate, film enciclopedico di uno dei momenti cardine della nostra Storia. Cast all-stars con sfoggio di divi anche per ruoli minori (il senatore Walter Matthau è presente in una sola breve scena), ma una citazione obbligatoria la merita il signor X di Donald Sutherland, personaggio forse più appartenente alla mitologia contemporanea che alla cronaca, ma perfettamente stoniano nella sua cauta e americana allure di deus ex machina del ventesimo secolo.

JFK

(Oliver Stone, 1991)
genere: Politico

http://cinema-scope.org/

recensione di Giuseppe Pastore