Un professore di liceo diventa assistente di Cesare Botero, ministro socialista alle Partecipazioni Statali, cinico, arrogante, presuntuoso.
Guardare oggi, 15 anni dopo, “Il portaborse” è un po’ come mettere su la VHS di Italia-Argentina, semifinale dei Mondiali 1990 ed esultare al gol di Schillaci: nel senso che sì, si può anche tifare per i nostri eroi, ma dovremmo già saperlo come andrà a finire. E ora bisogna distinguere tra ciò che il film vale dal punto di vista artistico e ciò che rappresenta dal punto di vista storico-politico.
Nel primo caso, va detto, non moltissimo: a parte la regia ordinata e ordinaria di Luchetti (da sempre più bravo in fase di sceneggiatura, della quale qui è coautore insieme a Rulli & Petraglia), “Il portaborse” punta tutto sulla verve oscura di Nanni Moretti, al primo ruolo in carriera lontano dai suoi film; Silvio Orlando inaugura la lunga serie di ruoli di docente; e poco altro.
Ma nel secondo caso, possiamo tranquillamente affermare che si tratta del film politico più importante dell’ultimo ventennio del secolo. Addirittura stupefacente, al limite della preveggenza: il film uscì nella primavera del 1991, e le cronache raccontano che Giulio Di Donato, vicesegretario del PSI, andò a vederlo al cinema e uscendo commentò “Mi viene da vomitare”.
Due mesi dopo, nel celebre congresso di Bari, iniziarono gli scricchiolii del Garofano, destinati a diventare crepe, fino al crollo che sarebbe arrivato l’anno dopo. “Il portaborse” arrivò perciò in un momento di relativa quiete della politica italiana, quando i vecchi partiti erano ancora (apparentemente) stabili; ebbe un grande successo di pubblico ancor prima che di critica, grazie al coraggio di denunciare i trucchi e i giochetti del sistema politico corrente.
La preveggenza non riguarda soltanto la profezia di future sventure, ma anche (e soprattutto) il finale: Botero, nonostante tutto, viene rieletto e si presenta davanti alle telecamere con la moglie e il figlio, parla ispirato alla Nazione e alla fine, con uno sguardo da Alligatore, dice di voler “spazzare via” il marciume. A questo punto basta fare due più due.
Il portaborse
(Daniele Luchetti, 1991)
genere: Politico
http://cinema-scope.org/
recensione di Giuseppe Pastore