Nessuna religione è nata in una notte, figurarsi le decine diffuse nel mondo al giorno d’oggi. Alle varie differenze, si aggiungono i messaggi diffusi nel mondo grazie ai vari Ordini religiosi. Uno di questi ordini ha avuto una figura da protagonista nel secondo e meno conosciuto attentato alla vita di papa Giovanni Paolo II. Trattasi della Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata a Friburgo -in Svizzera- il 1° novembre 1970, con sede ad Ecône, nata da un sentimento di opposizione alle modifiche apportate al tema del sacerdozio secondo il Concilio Vaticano Secondo.
Giovanni Paolo II non fu facilmente “accettato” dai rami più tradizionalisti della Chiesa proprio per la sua “sponsorizzazione” del Concilio. Si può solo immaginare in che situazione fossero i rapporti dello Stato pontificio con un Ordine nato esplicitamente per protesta a questo, già deteriorati negli anni settanta sotto Paolo VI.
Deteriorano al punto che nel 1988, dopo espresso divieto della Santa Sede e una udienza col Papa, il leader della comunità -il vescovo Marcel Lefebvre- ordinò quattro vescovi ad Ecône, a cui seguì la scomunica per l’intero Ordine, revocata solo recentemente. Tuttavia, un fatto increscioso legato a questa vicenda avvenne già sei anni prima, il 12 maggio 1982, a quasi un anno esatto dal primo attentato alla vita di Giovanni Paolo II.
Juan María Fernández era un prete spagnolo, entrato nell’ordine nel 1978, e tuttavia aveva parole aspre sia per papa Giovanni, colpevole di applicare politiche a suo avviso sbagliate, sia per il proprio leader, Lefebvre, colpevole di essere troppo arrendevole e debole nel contrastare il Pontefice. Decise quindi di intraprendere delle iniziative.
Nella data precedentemente indicata, papa Wojtyla si trovava in visita in Portogallo, e più precisamente a Fatima. Fernández lo avvicinò e tentò di ucciderlo utilizzando una baionetta, riuscendo a ferirlo.
A differenza del primo attentato, che avvenne in diretta TV, questo evento avvenne lontano dagli occhi dei più e la Chiesa riuscì a tenerlo segreto. Il fatto venne alla luce solo nel 2008, tre anni dopo la morte di Giovanni Paolo II. A rivelare l’accaduto fu il cardinale Stanislaw Dziwisz, il segretario personale di Wojtyla e il suo braccio destro anche prima della sua ascesa al seggio pontificio, alla vigilia dell’uscita di un documentario basato sulle sue memorie, chiamato Testimony.
L’evento venne tenuto quasi del tutto segreto soprattutto grazie alla tempra di Giovanni Paolo II che, pur sostenendo una ferita, non interruppe la visita in Portogallo sopportando stoicamente la propria condizione. Fernández venne detenuto per anni in una prigione portoghese. Venne espulso dall’ordine di San Pio X e successivamente dal Portogallo, dopo aver scontato solo tre dei sei anni per via di problemi di salute.
Concludendo, non rimane che da chiedersi perché Giovanni Paolo II decise di tenere nascosto l’accaduto. Dopotutto, le ferite non erano compromettenti e l’unica reazione della comunità mondiale non avrebbe potuto essere che compassionevole. L’unica spiegazione è che l’abbia fatto per il suo assalitore. Se la vicenda fosse stata resa pubblica come il primo attentato, Fernández non se la sarebbe certamente cavata con tre anni, condizione mentale o no, e il suo futuro sarebbe stato quantomeno difficile una volta lasciato il Portogallo.
E’ questo l’epilogo di una storia ancora poco conosciuta su Giovanni Paolo II.
di Simone Simeone