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Altro giro (su twitter) altro regalo (da parte dei politici). Dopo la carrellata di cinguettate mattutine, all’indomani dei primi risultati delle elezioni politiche, cambiano gli scenari sul social network: c’è chi sceglie il silenzio, come gli esponenti del centro, da Monti, a Casini, a Fini (quest’ultimo per la verità non si è espresso nemmeno in mattinata), chi corregge il tiro, come Bersani, che dopo aver cantato vittoria troppo presto, ha cominciato a lanciare qualche dubbio sulla sua maggioranza striminzita. Grillo, come d’abitudine, ha ricominciato a far proclami, mentre Berlusconi non si è trattenuto dal colpire ironicamente alcuni dei suoi avversari politici rimasti a bocca asciutta.

A sorprendere più di tutti, è stato il segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani, che se in mattinata scriveva ai suoi followers di aver vinto in entrambe le camere, nel pomeriggio è passato a un’analisi più pragmatica, constatando il mancato raggiungimento della maggioranza assoluta (cosa più che auspicabile fino a pochi mesi fa). “Chi non può garantire governabilità al Paese – ammette il politico piddino – non può dire di avere vinto le elezioni. Quindi, pur essendo arrivati primi, non abbiamo vinto”. Discorso dalla lodevole maturità e che non fa una grinza, restano i ‘se’ e i ‘ma’ legati alla gestione del vantaggio, amministrato malissimo dal suo partito dalla caduta di Monti a questa parte.

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Subito dopo, il buon Bersani cerca di aprire a Grillo, twittando: “Mi rivolgerò anche al Movimento 5 Stelle. Finora hanno detto ‘tutti a casa’. Ora ci sono, dicano cosa vogliono fare per il Paese, che è anche loro”. Un’apertura che è anche una frecciatina verso un movimento che si ritrova al potere senza avere alcuna esperienza, ma che non sembra per nulla spaventato dal grande salto.

Proprio lui, Beppe Grillo, il megafono scapigliato di questi dilettanti allo sbaraglio politico, che dice? Il suo profilo twitter sprizza soddisfazione da tutti i bit. “Gli italiani non votano a caso, queste elezioni lo hanno ribadito, scelgono chi li rappresenta”.

Un altro personaggio chiave delle elezioni, il redivivo Berlusconi, per il momento non si sbilancia in alleanze possibili o papabili. Più show-man che politico (come troppo spesso, anche in posti che non consentirebbero tale metamorfosi), ancora una volta l’ex premier si è lasciato andare a una battuta-sfottò verso alcuni dei suoi rivali storici: “Un risultato positivo? Sono fuori dalla politica Fini, Ingroia, Di Pietro, tre giustizialisti, nessuno ne sentirà la mancanza”.

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Il fenomeno twitter non sarà stato decisivo per convincere molti elettori, ma resta un social network preziosissimo per la comunicazione politica: tutti gli esponenti di spicco hanno un profilo e i cittadini hanno la possibilità di commentare e ricevere aggiornamenti in qualsiasi momento della giornata. La cosa migliore: il limite di 140 caratteri che non consente al politico di turno di divagare troppo e di lanciare un solo messaggio in modo chiaro, corretto, completo e conciso.

Chi ha usato più di tutti twitter negli ultimi mesi? Beppe Grillo, of course. Chi ha fatto il botto più grosso alle elezioni? Sempre Grillo. Sherlock Holmes diceva che due indizi fanno una prova: twitter forse non sarà decisivo per i politici, ma sicuramente aiuta.

 

di Luca Romeo