Si dice che il tossicologo sia colui che studia le sostanze che causano la morte, in realtà la tossicologia è una disciplina che si occupa di analizzare quelle sostanze che non solo causano morte, ma in alcuni casi possono proteggere da morte sicura.
Intorno alla metà del secolo XIX la tossicologia ha intrecciato il suo destino con il campo delle discipline forensi, quando soprattutto negli Stati Uniti, si sono diffusi gli omicidi per avvelenamento. In realtà dati storici affermano che gli omicidi per avvelenamento risalgono a periodi antecedenti al secolo XIX, ma i coroner implicati nell’accertamento delle morti per cause sospette, non possedevano le competenze medico-legali necessarie per poter distinguere con certezza una morte causata da avvelenamento ed essendo eletti dai politici, erano quindi facilmente corruttibili dai politici stessi.
In un secondo momento, con l’acquisizione di medico-legali competenti, si arrivò alla conoscenza dell’esatto meccanismo di azione dei veleni. Probabilmente un contributo importante in questo senso va ad Agatha Christie, considerata la madre delle discipline forensi, che ha attuata una fusione tra le tradizionali metodologie di investigazione con le discipline forensi.
Quando ancora le conoscenze in ambito forense erano limitate, non era noto che il veleno una volta somministrato, potesse agire in maniera sospetta senza lasciare tracce, in questo modo la sua rivelazione da pare degli investigatori, risultava assai difficile. Oggi la tossicologia si avvale del contributo di discipline che utilizzano metodiche complesse quali i test immunologici (con l’utilizzo di anticorpi specifici), quelli cromatografici e spettroscopici, che consentono di poter trarre utili informazioni a partire da reperti biologici, ritrovati sulla scena del crimine.
In passato uno dei casi più noti di morti per avvelenamento era legato alla figura dei Borgia, Alessandro Borgia e suo figlio Cesare, erano noti per scegliere uomini benestanti quali vescovi e cardinali ed invitarli a cena, per poi avvelenarli con arsenico nell’acqua e derubarli di tutte le loro ricchezze. La storia cita che chiunque fosse andato a cena dai Borgia, il giorno dopo non era più in grado di poter raccontare l’esito della cena. Oggi l’utilizzo dell’arsenico è stato di gran lunga sostituito dalle armi tossiche contemporanee tra cui le lettere all’antrace, che uccisero cinque persone negli Stati Uniti nel 2001, oppure il sarin, un gas tossico che fu rilasciato nella metropolitana di Tokyo nel 1995.
Attualmente la morte per avvelenamento è tra le più frequenti cause di morte per l’uomo, nonostante il corpo umano possieda tutti i requisiti per poterci proteggere sia dalle tossine naturali che da quelle artificiali: la pelle è la prima linea di difesa, con la cheratina che funge da agente protettivo, ed i nostri sensi che ci avvertono della presenza di sostanze nocive, infine il fegato trasforma i veleni liposolubili in rifiuti idrosolubili che poi espelliamo attraverso i reni.
Diversi studi confermano che l’India sia il primo Paese dove il tasso di mortalità per somministrazione di veleni sia particolarmente alto, seguito poi dalla Cina dove la situazione è più delicata poiché tante persone restano vittime dell’utilizzo involontario di veleni a causa dell’assenza di leggi per regolare l’uso di queste sostanze.
Paracelso, noto fisico e alchimista svizzero-tedesco citava: «Nulla è di per sé veleno, tutto è di per sé veleno, è la dose che fa l’effetto» , a dimostrazione del fatto che per ogni agente tossico è la dose somministrata a far sì che esso diventi un veleno.
di Alessia De Felice
Citazioni bibliografiche:
http://www.corriere.it/cultura/eventi/2012/bergamoscienza/notizie/farkas-blum-intervista_33cc7792-0dff-11e2-a908-14f31466de5c.shtml;
http://www.nationalgeographic.it/scienza/2010/04/07/news/pick_your_poison_12_toxic_tales-3507/;
http://poliziadistato.it/poliziamoderna/articolo.php?cod_art=987