“ Ricordati: noi non invecchiamo, maturiamo!” Snoopy, in Charles M.Schulz, Peanuts, 1950 / 2000
Nel libro “Il Ritratto di Dorian Gray” , il protagonista Dorian Gray recitava: “Quando la giovinezza se ne sarà andata, la sua bellezza la seguirà e improvvisamente si renderà conto che non ci saranno più trionfi per lei, oppure dovrà accontentarsi di quei mediocri trionfi che il ricordo del passato renderà più amari di sconfitte. Ah! Approfitti della giovinezza finchè la possiede”.
Se potessimo chiudere gli occhi ed esprimere un desiderio, quanti di noi affermerebbero di voler tornare indietro nel tempo e restare giovani? Magari anche solo per un giorno, il tempo che passa è un fattore costante nella vita di ogni uomo o donna che sia, tutti sono alla ricerca costante dell’elisir della giovinezza.
Ma ci siamo mai domandati: cosa succede alle nostre cellule quando invecchiamo? E’ ormai noto da vari studi che l’invecchiamento cellulare avviene per proteggere il nostro organismo dalle malattie, esistono difatti delle strutture all’estremità dei cromosomi, chiamate telomeri, che sono i diretti attori di un meccanismo atto a svolgere la funzione di protezione dell’organismo, andando incontro ad un accorciamento durante il processo di divisione cellulare, determinano l’innesco di un segnale d’allarme per la cellula, la quale si accorge che non può più andare incontro alla proliferazione ed invecchia.
Un gruppo di ricerca della Berkeley University sembra a tal proposito aver scoperto il “gene della longevità”, ossia il gene Sirt 3 (che codifica per una proteina appartenente alla famiglia delle sirtuine, note per il loro intervento nel regolare il processo di invecchiamento cellulare) che trasferito all’interno delle cellule staminali del sangue in topi anziani, sembra avere un effetto sul loro ringiovanimento.
Perché proprio le cellule staminali di topi adulti? Innanzitutto perché le cellule staminali hanno la straordinaria capacità di proliferare in maniera incontrastata e
soprattutto sono direttamente implicate nel processo di mantenimento e riparazione dei tessuti. E’ stato osservato che solo inserendo Sirt-3 nelle cellule staminali di topi adulti, si avevano dei benefici in termini di aumento di nuove cellule del sangue, mentre nei topi giovani questi effetti non erano visibili.
La spiegazione a tale effetto è correlata al motivo per cui nei topi giovani si riscontrano bassi livelli di stress ossidativo, fronteggiati dall’integrità dei sistemi antiossidanti, per cui non è richiesto un ruolo da protagonista effettivo di Sirt-3; quando si invecchia invece i livelli di Sirt-3 diminuiscono e non riescono più a bloccare lo stresso ossidativo in quelle cellule che vanno incontro ad invecchiamento, per di più i sistemi antiossidanti non sono più efficaci come prima.
L’idea di partenza è quella per cui si può presupporre che l’aumento dei livelli di Sirt-3 nell’organismo possa effettivamente contrastare l’invecchiamento prolungando la vita, ma la cosa ancora più importante è che in questo modo Sirt-3 possa agire anche da agente per promuovere la soppressione del tumore.
I risultati sono ancora preliminari, ma siamo confortati dal fatto siano promettenti per garantirci un avvio verso la scoperta del vero elisir della giovinezza.
di Alessia De Felice
www.it.ibtimes.com (International Business Times) 1/02/2013
www.salute24.ilsole24ore.com (Il sole 24ore) 19/03/2012
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