In Italia, come è noto, le leggi razziali applicate nel 1938 colpirono anche le Forze Armate del disciolto Stato fascista. Con Regio Decreto nr. 2111 del 22.12.1938, tutti gli appartenenti alla ‘stirpe di David’ che indossavano una qualsiasi uniforme, furono sottoposti alla ‘spoliazione’ e destinati al tragico destino riservato ai destinatari dei provvedimenti segregazionistici emessi dal fascismo.
Questa è la storia di Elia Levi, un ex appartenente della Guardia di Finanza che, nel 1938, non si salvò dall’ apartheid, unitamente al suo nucleo familiare. Il Finanziare Levi nacque a Saluzzo il 07.10.1912, figlio di Marco e Gemma Colombo. Sin da giovane, Elia Levi, fornì un supporto notevole alla bottega di famiglia, aiutando il padre nell’ attività di incisore e tipografo.
Nonostante appartenesse ad una famiglia di estrazione borghese, Elia Levi sentì da subito una profonda passione per le divise e decise di arruolarsi nel Corpo della Guardia Finanza di sua spontanea volontà, iniziando la sua carriera il 22 Agosto 1931, presso il Battaglione Allievi di Roma. Ultimato il corso, il neo Finanziere Levi, venne destinato a prestare servizio nell’arco alpino di confine con l’Austria, con precisione al Comando Brigata Guardia di Finanza di Anterselva.
In tale sede, si prodigò nel contrasto al contrabbando, alla tutela della frontiera in un territorio difficile che avrebbe germinato a fine guerra un terrorismo separatista, fornendo un eccellente servizio alla nazione ed al Corpo.
La sua breve carriera, purtroppo, avrà termine il 15 febbraio del 1939, quando gli fu imposto di consegnare pistola e tesserino per motivazioni ‘razziali’, ritornando ad aiutare il padre nella sua attività di incisore e tipografo, presa nel frattempo di mira dai gerarchi locali.
Posto in congedo forzato, dunque, Elia Levi fornì aiuto alla famiglia fino al 10 settembre del 1943, quando cominciarono i rastrellamenti nazisti in tutta la Regione Piemonte, che non risparmiarono Elia ed i componenti della sua famiglia.
Arrestato dai nazisti, fu condotto nel campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo (CN) per poi essere destinato nel carcere di S. Vittore a Milano, per finire definitivamente in quello di Fossoli. (MO). Questa fu l’ultima città italiana in cui risulta avere soggiornato l’ex Finanziere perché da quel momento in poi, fu tradotto ed internato ad Auschwitz con il numero di matricola 174526.
Stessa sorte toccò alla sua famiglia: il padre fu dapprima prelevato dalla casa di riposo Tapparelli di Borgo San Dalmazzo, poi riuscì a dileguarsi per essere successivamente catturato il 24 Aprile del 1944. Per ritorsione, fu ucciso lo stesso giorno del suo arrivo ad Auschwitz. Medesima sorte toccò alle sorelle di Elia Levi, Eleonora e Regina ed alla madre, condotte alla fucilazione nel campo di sterminio polacco. Elia Levi fu fucilato sommariamente il 23 maggio del 1944 ad Auschwitz, inquadrato in uno schieramento di condannati a morte diverso da quello dei genitori.
Ogni anno, nel ‘Giorno della memoria’, il Comando Generale della Guardia di Finanza ricorda le vittime delle deportazioni ed anche quest’anno è stato reso onore alla memoria di questo giovane ex servitore della nazione.
La figura dell’ex Finanziere Elia Levi, è descritta nel testo ‘Gli aiuti ai profughi ebrei ed ai perseguitati: il ruolo della Guardia di Finanza 1943/1945”, opera consultabile all’interno del Museo Storico del Corpo, sito in Roma in Piazza Del Campidano.
In seguito alla pubblicazione di tale testo, che ha permesso una precisa ricostruzione storica sulla tragedia della Shoah che ha colpito la Guardia di Finanza quegli anni, il Corpo è stato fregiato con la Medaglia d’ Oro al Merito Civile.
di Domenico Romeo