Gli abitanti di Porta di Roma ci hanno raccontato la storia di un reperto archeologico desiderosi di divulgare una serie di eventi ai più sconosciuti. Saranno riassunti i loro racconti senza riportare il virgolettato; ma è come se ci fossero siccome gli abitanti sono gli unici depositari dei fatti accaduti.
In via Ferruccio Amendola fino a quattro anni fa c’era uno splendido mausoleo finché una società costruttrice non ha deciso di raderlo al suolo. Questa la notizia.
Tra il 2007 e il 2008 fu costruito il palazzo che oggi si erige sulla via sopra citata. Per non toccare il reperto storico, l’allora Sovrintendenza dei Beni Archeologici del IV Municipio guidata da Digennaro obbligò la ditta Lamaro ad una variante edile che la società rispettò. Durante la costruzione dello stabile però qualcosa andò storto e Lamaro decise di radere al suolo il mausoleo, eccezion fatta per un muretto di poco più di un metro salvato grazie all’arrivo sul posto dello stesso Digennaro.
Il sovrintendente rimase indignato di fronte a tale scempio e chiese immediatamente al costruttore di recintare il lotto e procedere almeno con la piantumazione di alberi ad alto fusto e una passeggiata archeologica. Il Nono Dipartimento approvò il progetto della Sovrintendenza Archeologica e impose alla società costruttrice di occuparsene, ma dal 2009 ad oggi niente è stato fatto, anzi.
Lo stato di abbandono in cui versa oggi il lotto ubicato tra Via Amendola e Via Bragaglia è aggravato da una doppia presa in giro per gli abitanti del palazzo edificato. La prima assurdità è che dopo aver colto in flagrante gli operai della ditta edile a smantellare il tutto con le ruspe, Lamaro li ha pagati per costruire un muretto in mattoncini per ricordare il mausoleo precedente.
Ovviamente la differenza è evidente sia per il colore del primo e quello del secondo, sia per il fatto che, se il muro fittizio è stato tirato su in una settimana del 2009, per quello sottostante è stato necessario un lavoro di mesi all’incirca 2.500 anni fa.
La seconda presa in giro è stata quella del Municipio di formulare un vincolo archeologico indiretto verso i cittadini: questi sono stati infatti dichiarati responsabili di ciò che sarebbe avvenuto all’interno del giardino di fronte la loro abitazione dal momento dell’edificazione del “nuovo” mausoleo.
Se i cittadini volessero costruire un parco giochi nello spazio di fronte casa non potrebbero perché dal 2009 ad oggi il Comune non è stato ancora in grado di dividere regolarmente l’appezzamento di terra per ogni condomino come la Legge prevede. A questo punto i cittadini chiedono o che il Comune se ne riprenda cura togliendo le erbe infestanti e le tane dei topi, oppure che il lotto venga diviso regolarmente e registrato al catasto.
Ci fermiamo di fronte all’orribile costruzione sopra un reperto antichissimo e notiamo che non c’è l’ombra di una targa. La cosa più assurda è comunque un’altra: se si picconasse un muretto eretto da due operai improvvisati, sarei multato; se invece fossi una ditta e distruggessi l’ultima parte del mausoleo rimasta, al massimo mi chiederebbero di smetterla.
di Daniele Pellegrino
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