La folla ha ormai invaso tutta la zona; la pineta di contrada Valle Soda in provincia di Isernia brulica di curiosi accorsi sul posto dopo aver appreso la notizia di un probabile duplice omicidio. Le indiscrezioni raccontano che proprio tra quelle stradine diroccate e difficilmente raggiungibili, se non si è pratici della zona, in un’auto appartata, sono stati ritrovati due corpi senza vita. Purtroppo non è una storiella di paese; lo confermano le parole del dott. Gaeta, il magistrato intervenuto sul posto: «E’ importante che la scena del crimine rimanga inalterata, ogni particolare può essere utile per svelare l’accaduto».
E’ fondamentale frenare l’agitazione popolare, congelare la scena del crimine e preservarla da contaminazioni che potrebbero sviare le indagini. I corpi appartengono a Giuseppe del Riccio e Franca Iaciofano; cinquantanovenne disoccupato lui, cinquantenne addetta in un’impresa di pulizie lei. I due giacciono senza vita all’interno di quella Rover 200 inerpicata lungo un piccolo sentiero in salita nascosto dalla vegetazione e dal buio della sera che avanza.
La macabra scena analizzata dal medico legale intervenuto sul posto, il dott. Pierluigi Bontempo, racconta di un uomo con un evidente ferita d’arma da fuoco sull’addome accasciato al posto di guida; il sangue è dappertutto, un fucile a canne mozze li in mezzo e di fianco il cadavere della donna, anch’esso martoriato.
Le vittime non davano notizie da lunedì 28 gennaio 2013, si sospettava un allontanamento volontario della coppia, fin quando nel primo pomeriggio del 30 gennaio arriva una telefonata anonima al 112, in cui una non meglio identificata voce maschile mette in allarme i carabinieri di Isernia su quell’auto e il suo tragico contenuto. Non passa molto tempo, sono circa le 18.00, prima che la Digos e la squadra mobile intervengono sul luogo del delitto. La notizia nel piccolo centro si è già diffusa a macchia d’olio.
Gli inquirenti cominciano a buttar giù le prime ipotesi della tragedia; c’è chi parla di omicidio-suicidio, chi invece di un probabile omicidio volontario. Solo un attento studio degli elementi raccolti di concerto con i risultati delle autopsie affidate all’anatomopatologo Costantino Ciallella, dell’Università La Sapienza di Roma, e a Pierluigi Bontempo, il medico legale di Isernia che ha effettuato i primi rilievi nella pineta di Valle Soda, potranno dirci cos’è accaduto.
I legali delle famiglie camminano con i piedi di piombo e aspettano le consulenze dei periti ma esigono la verità sulle responsabilità di quei delitti. Dieci giorni di intenso lavoro per il nucleo investigativo, tutti impegnati i tecnici di laboratorio e gli esperti di balistica. Nelle prime settimane di febbraio l’ impegno profuso porta a risultati che potrebbero far luce sul giallo di Valle Soda, forse una possibile archiviazione. Omicidio-suicidio. Giuseppe Del Riccio avrebbe ucciso Franca Iaciofano e pochi istanti dopo si sarebbe sparato.
Mancano solo le prove dello Stab che diranno con certezza assoluta se ci sono e in che percentuale, tracce di polvere da sparo sulle mani dell’uomo. La propensione verso la dinamica omicidiaria e suicidaria nasce dalla ricostruzione balistica della traiettoria dei colpi a pallettoni, rinvenuti sulla parte posteriore della fiancata sinistra della Rover 200 posseduta da Franca Iaciofano.
I colpi fuori dall’auto e i due corpi dentro avevano a primo impatto sviato la logica degli investigatori, attratti dalla pista del duplice omicidio, ma alla lunga gli stessi colpi sono stati fondamentali per ricostruire una dinamica diversa dei fatti: Giuseppe in piedi con lo sportello del lato guida spalancato, esplode un colpo da distanza ravvicinata al fianco sinistro di Franca; rientra in auto e rivolgendo il fucile contro se stesso si toglie la vita.
Il colpo al petto data la potenza dell’arma trapassa il corpo, forando il sedile e rimbalzando su una scala riposta casualmente da franca sul retro della Rover prima di bucare la lamiera dell’auto conficcandosi nel terreno del sentiero. A conferma della ricostruzione anche la posizione dell’arma che a causa del rinculo avrebbe scheggiato il parabrezza finendo sul cruscotto dell’auto.
La sensazione è che sia molto vicina la chiusura del caso, i prossimi giorni saranno decisivi per meglio comprendere l’orientamento della Procura.
di Alberto Bonomo