Un Natale molto diverso dai soliti per gli abitanti di Pavia e dintorni, sconvolti dall’inquietante ritrovamento lungo le rive del Po. Nessuno sa cosa pensare. Sono passate alcune settimane da quel 27 dicembre; la storia, passata inosservata tra i notiziari, racchiude un mistero celato ancora oggi lungo sulle sponde del fiume. Sono passati mesi, forse anni, prima che qualcuno si accorgesse di quel corpo minuto abbandonato alle intemperie poco lontano dal ponte di Spessa. A ritrovare le ossa in quel 27 dicembre, apparentemente come tanti altri, è stato casualmente Enrico Lanzi, ex giocatore del Milan, intento a passeggiare lungo le rive del fiume in compagnia del proprio cane.
L’animale dall’olfatto molto più sensibile di noi esseri umani, dopo aver percepito un odore particolare, ha subito attirato l’attenzione del padrone verso quel mucchio d’ossa nascoste e abbandonate. Alcuni istanti di stupore prima di contattare telefonicamente le forze dell’ordine intervenute poco dopo sul posto. Immediatamente si da inizio alle indagini coordinate direttamente dalla Procura della Repubblica, mentre i resti di quel piccolo scheletro vengono portati all’Istituto di Medicina legale di Pavia. Li si cercherà di dare delle risposte sulle cause della morte, ma prima di ogni cosa sull’identità del cadavere; fondamentale il test del DNA.
A seguito di un primo riscontro visivo degli agenti, trapelò l’indiscrezione che quelle ossa appartenessero ad una bambina; la notizia fu confutata alcuni giorni dopo dall’autopsia. Si tratterebbe di una donna adulta, di bassa statura. Lo scheletro rimasto in acqua per più di un anno si presenterebbe privo del braccio destro, della gamba anch’essa destra e della mandibola. La lunghezza degli arti fa supporre un’approssimativa altezza di circa 130/140 cm; l’età apparente, a seguito di test radiografico sulla struttura delle ossa, è da collocare in un range che potrebbe andare dai 35 ai 50 anni. L’esame autoptico racconta inoltre che sul corpo non sono assolutamente presenti segni particolari di violenza o tracce di lesioni pregresse. Sono pochi gli indizi nelle mani degli investigatori; ossa senza un nome, alcuni brandelli di una maglietta e un reggiseno abbandonato poco lontano dal corpo.
Le indagini proseguono tra rallentamenti, piste che portano però solo a vicoli ciechi; a chi appartiene quel corpo? Tutti gli uomini impegnati sul caso sperano di poter trovare la risposta consultando gli elenchi delle persone scomparse nell’ultimo anno su tutto il territorio; Lombardia e Piemonte per cominciare. Probabilmente si seguirà anche la pista concernente la scomparsa di Simona Bellagente, una donna di 41 anni residente a San Cipriano Po. Nessuna traccia dal gennaio del 2009 di questa madre di famiglia; il DNA del figlio sarà confrontato con quello estrapolato dalle ossa ritrovate recentemente per verificare se vi sia compatibilità. Un fatto già sconvolgente nella sua singolarità acquista una rilevanza non indifferente se accompagnato da altri casi dello stesso tipo, nella stessa zona e con una certa continuità temporale.
La cronaca racconta del ritrovamento avvenuto sabato 3 novembre nei pressi del ponte Pieve Porto Morone di Pavia, di una studentessa universitaria, Cecilia Beretta, scomparsa il 17 ottobre dopo una cena con amici. Sul caso è stato aperto un fascicolo contro ignoti. Come se non bastasse pochi giorni prima la vigilia di Natale, la sera del 22 dicembre è stato scoperto nei pressi di Mezzanino, località anch’essa del pavese, il corpo di Aziz Toussi, extracomunitario marocchino che viveva a Torino. L’identificazione sarebbe avvenuta grazie al ritrovamento della sua autovettura parcheggiata poco distante lungo le rive del fiume Po che costeggia proprio il paese. Solo delle coincidenze o potrebbe esserci un nesso tra queste vittime? Sarebbe utile ad esempio poter visionare i risultati degli esami autoptici per costatare ad esempio delle possibili assonanze sulle cause della morte; un’analisi vittimologica potrebbe invece aiutare a tracciare una possibile ricostruzione criminogenetica di questi delitti.
Certo è che prima di ogni cosa servirà studiare con maggior cura i resti umani portati alla luce la mattina del 27 dicembre; trovare la causa o le cause della morte, attribuire un nome e un volto a quel corpo; poi da li, potranno essere elaborate ipotesi concrete sulle misteriose morti lungo gli argini del Po.
Di Alberto Bonomo