(foto fonte web)

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Una storia come tante oppure la più originale delle storie? In provincia di Pescara (a Santa Teresa di Spoltore) ci sono gli ingredienti per un film avvincente.

E’ il marzo del 1990 quando Teresa Bottega, 35 anni e madre di due figli, scompare. Dov’è finita? Nessuno lo sa. E nessuno lo saprà per ventidue lunghi anni. Il marito, Giulio Morrone, non si dà pace. Pensa che forse Teresa  è fuggita con un altro uomo; oppure che le è accaduto un incidente, magari caduta in un pozzo in qualche zona poco frequentata.

Passano gli anni ma di Teresa Bottega neanche l’ombra. Dei figli resta solo la più piccola, oggi trentatreenne. Il fratello se l’è portato via la montagna anni prima,facendo riemergere in un attimo un dolore ancora più forte per la perdita della madre, lasciandola orfana senza una ragione, senza una motivazione plausibile.

Eppure, all’improvviso accade l’impensabile. Si riaccende improvvisamente il barlume, se non della speranza, quantomeno della verità. C’è qualcuno che sa come realmente sono andate le cose quel mattino di marzo del 1990. Una persona conserva le informazioni necessarie alla risoluzione quel giallo. Già da dieci anni se ne parlava ma tutto sembrava sfocato, poco chiaro, impossibile da verificare.

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«La persona del delitto ha avuto un lutto grave». Ma chi ha proferito una frase del genere? Un prete. Come nella più celebre delle fiction, spunta un sacerdote che cambia le carte in tavola. «Il figlio di quell’uomo è morto giovanissimo in un incidente di montagna e lui si è convinto che la disgrazia sia stata una punizione divina per quello che ha fatto alla moglie». Poche battute, un indizio decisivo.

A svelare il necessario se ne occupa una terza persona, raccogliendo la confidenza del parroco. Gli inquirenti lavorano in modo serrato per due mesi, fino a giungere alla soluzione del giallo. Dietro le vesti dell’uomo tormentato si cela Giulio Morrone, marito di Teresa Bottega.

All’inizio nega ma poi crolla confessando il delitto. «L’ho caricata nel bagagliaio – rivela – e sono partito senza sapere dove andavo». Poi un cartello che indica la località “Bondeno” e infine  un torrente. Sono pochi i gesti necessari a lanciare il corpo di Teresa lontano dalle colpe di Giulio.

Una lite fra i due per gelosia e l’incontrollabilità dell’uomo sono i due ingredienti che spiegano il delitto avvenuto per strangolamento. Giulio Morrone era riuscito anche a convincere gli inquirenti che la moglie l’avesse volontariamente abbandonato per rifarsi una vita altrove. Invece quella vita era stata spezzata e addormentata sul fondale di un torrente.

Un prete, un giallo, una confessione e indizi sparsi: ce n’è abbastanza per pensare che non vi è forse limite alla fusione, tragicamente perfetta, tra fiction e realtà.

Di Pasquale Ragone