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 “I matrimoni gay sono una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Chi ha pronunciato queste parole? Il Papa. Chi è il Papa? La più alta autorità di una religione che si fonda sull’amore verso il prossimo. Qui c’è qualcosa che non quadra.

Oltre a colpire a morte pace e giustizia, secondo il pontefice Benedetto XVI (da poco su Twitter, dove ha per prima cosa postato la sua benedizione ai numerosissimi followers, c’è da giurare, non esclusivamente eterosessuali) il matrimonio tra persone dello stesso sesso sarebbe “un’offesa contro la verità della persona umana”.

Un’uscita incredibile, se si pensa al messaggio cristiano dell’ama il prossimo tuo, ma anche anacronistica e totalmente fuori dalla contemporaneità, anche alla luce del progresso e dei grandi cambiamenti che stanno rivoluzionando il mondo in questo campo.

Attualmente in Europa non sono pochi i Paesi in cui il matrimonio gay è permesso e tra questi troviamo molti di quegli Stati considerati all’avanguardia nel vecchio continente: Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Danimarca, Norvegia e Islanda. Senza dimenticare gli iberici Spagna e Portogallo, mete più gettonate dalle coppie omosessuali italiane desiderose di sposarsi.

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Tra i grossi Paesi extra-europei, spiccano Sudafrica, Israele, Argentina e Canada, mentre negli Usa il matrimonio gay è consentito in undici Stati, tra cui Massachusetts, New York e Washington, mentre la new entry potrebbe essere la California, per la quale la Suprema Corte deciderà nel 2013.

Anche la Francia di François Hollande si sta muovendo con decisione verso il sì ai matrimoni gay, come ha fatto sapere lo stesso presidente poche settimane fa e ancora una volta l’ok del Parlamento dovrebbe arrivare già dall’anno prossimo (nonostante le proteste di piazza dei cattolici più radicali).

Non è finita: la notizia del mese è che anche la Gran Bretagna si sta muovendo nella stessa direzione, con il primo ministro conservatore David Cameron che ha così giustificato la propria idea: “Sono un grande sostenitore dell’istituzione del matrimonio e non voglio che le persone gay ne siano escluse”. Parole illuminanti che dovrebbero uscire dalle bocche di ogni politico che voglia davvero compiere dei passi avanti verso il futuro. Anche per il Regno Unito, la legge – con le stesse polemiche cattoliche avute in Francia – dovrebbe essere confermata già dall’anno prossimo.

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Perfino il Sudamerica, questo continente in rapidissimo sviluppo, strizza l’occhio al matrimonio gay. Già l’Argentina fa parte dei Paesi con la libertà del “sì” omosessuale , mentre l’Uruguay sta compiendo passi da gigante in questa direzione: la settimana scorsa la Camera dei Deputati ha votato alla quasi unanimità in favore della legge e ora si aspetta solo la controprova in Senato. Poco distante, anche in Messico il matrimonio gay è riconosciuto, seppur solo nella capitale.

In Italia, invece, come noto le persone omosessuali non hanno la possibilità di sposarsi, ma anche nel nostro Paese, le spinte per far approvare una legge in merito non mancano: durante la campagna elettorale delle primarie di centrosinistra, infatti, praticamente tutti i candidati hanno parlato di una tale possibilità. Nel caos politico che ci riguarda, non possiamo che attendere l’esito delle elezioni del prossimo febbraio e scoprire se l’Italia sarà in grado di tenere la scia.

Le parole del Papa restano e sono parole che, oltre all’essere politicamente fuori dal mondo, destano alcuni dubbi anche in ambito filosofico e filologico.

Come se le urgenze vaticane impedissero un confronto costruttivo e paritario con chi la pensa in maniera diversa, come se chi è a favore delle unioni omosessuali non avesse diritto di replica contro i diktat pontifici.

Siamo quasi nel 2013, il mondo ha voglia di guardare in avanti.

 

di Luca Romeo