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Quale fine per il combattente più famoso del cinema?
Le stelle del cinema non hanno sempre combattuto allo stesso modo. C’è uno stile di confronto per ogni genere di film, dai combattimenti cappa e spada de “Il Conte di Montecristo” a “I Tre Moschettieri”; dalle lunghe attese di un duello con le pistole dei film di Sergio Leone, alle semplici scazzottate tanto care ai film di Bud Spencer e Terence Hill.

Da qualche decennio a questa parte sembra però che la scelta più comune sia un frenetico scontro a colpi di arti marziali. I nomi legati a queste discipline e i suoi spettacolari usi davanti alla macchina da presa sono tanti: da Chuck Norris a Jackie Chan a Tony Jaa.

Tuttavia, la persona a cui si deve la diffusione di questa pratica e il fatto che le arti marziali siano diventate famose e praticate in tutto il mondo è senza dubbio Bruce Lee.

Le ombre sulla morte di padre e figlio

Una dei personaggi più famosi del XX secolo, e forse l’esperto di arti marziali più influente della storia, è ricordato per i suoi film e per i suoi sforzi nella diffusione delle arti marziali al di fuori dei Paesi orientali; non di meno per la creazione del suo stile personale – il Jeet Kun Do – ed infine per l’apparente maledizione che sembra aver gravato su di lui e suo figlio Brandon.

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Entrambi i Lee sono morti infatti in circostanze misteriose e non sono poche le persone che pensano che siano collegate.

Bruce Lee morì nel 1973, mentre stava preparando quello che sarebbe diventato il suo ultimo film, ‘Game of Death’. Il 20 luglio stava avendo luogo un incontro col produttore Raymond Chow e l’attrice Betty Tingpei per discutere del copione nell’abitazione di quest’ultima, con Chow il primo ad andarsene con la promessa di incontrarsi successivamente per cena. Appuntamento al quale Lee non arrivò mai.

La ricostruzione dei fatti accaduti
Nella successiva ricostruzione dei fatti, l’attrice disse di aver somministrato all’attore, che lamentava un mal di testa, un potente farmaco chiamato Equagesuc. Bruce Lee cadde in un sonno profondo dal quale non si risvegliò più.

La morte di Brandon, avvenuta nel 1993, è legata invece ad uno dei film più ‘maledetti’ della storia del cinema, al pari della trilogia di Poltergeist e il film “Rosemary’s Baby”: “The Crow”, da noi conosciuto come “Il Corvo”.

L’incidente che portò alla dipartita dell’attore fu solo l’ultimo di una serie di strane circostanze, che vanno da incidenti con cavi scoperti ad un operaio che si schiantò con la sua macchina in un laboratorio del set a sparatorie avvenute poco lontano dalla locazione.

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La morte del suo attore protagonista è l’evento più noto, anche perché avvenne davanti alla macchina da presa. In una scena in cui il personaggio di Brandon Lee doveva venire ucciso con un colpo di pistola, l’arma in questione venne caricata con un proiettile vero. Colpito all’addome, Brandon morì dodici ore dopo in ospedale.

Le morti di padre e figlio sono entrambe circondate da dettagli insoliti. Se nel caso di Bruce è quantomeno sospetto che l’attrice gli abbia dato un farmaco per il mal di testa che andava preso solo dietro prescrizione e che l’autopsia potrebbe non essere mai avvenuta, nel caso di Brandon è assurdo che la scena incriminata venne girata senza che l’attore vestisse un giubbotto di protezione e con la persona responsabile dell’ispezione e della cura delle armi di scena non presente sul set.

Omicidi premeditati? E perché?
Questi ed altri dettagli, come il fatto che si stesse girando il Corvo nello stesso periodo di “Dragon”, il film sulla vita di Bruce Lee, hanno portato molti ad interpretare le due morti come omicidi premeditati: una vendetta perpetuata da un nemico dell’attore e della sua famiglia.

La teoria a cui si da più credito fa cadere la responsabilità ai piedi delle Triadi, il conglomerato della mafia cinese fortemente legata alla cinematografia prodotta in quei luoghi, ai cui film Lee si sarebbe sempre rifiutato di partecipare e/o da cui avrebbe ricevuto continue intimidazioni di non “esportare” le arti marziali in occidente, supportata dal fatto che entrambe le morti avvennero mentre padre e figlio stavano girando un film.

Un particolare quantomeno inquietante è che le scene girate da Bruce Lee prima della sua morte vennero poi utilizzate in una versione postuma di Game of Death nella quale il personaggio da lui interpretato è un attore che viene ferito con un colpo di pistola mentre sta ultimando le riprese del suo nuovo film. Una coincidenza che ha dell’incredibile, se di coincidenza si tratta.

Come quasi sempre in questi casi, è improbabile che la verità verrà mai a galla, ma diversamente da molte morti di personaggi famosi, la stella dei Lee sembra impossibile da offuscare o estinguere. Le arti marziali sono tutt’ora una delle pratiche sportive più diffuse del mondo e il Corvo divenne quasi immediatamente un film di culto, dando origine ad un franchise di indubbio successo.

Due lasciti indelebili per due stelle mai dimenticate.

di Simone Simeone